Le Olimpiadi di Atene, attese da 108 anni ma anche assai temute per i ritardi organizzativi e per il delicato tema della sicurezza, si sono concluse con due verdetti inappellabili, anche se di segno opposto. La Grecia ha ottenuto un significativo successo dal punto di vista dell'immagine, mostrando una capacità organizzativa perfino sorprendente. Il dispositivo per la sicurezza ha funzionato egregiamente smentendo in tal modo i dubbi avanzati prima dei Giochi. Le Olimpiadi hanno però dovuto registrare un aspetto negativo: un conto economico ben più oneroso del previsto. Che i Giochi siano stati un successo lo comprendiamo leggendo i giornali americani, assai critici prima della kermesse. Il "Los Angeles Daily" del 29 agosto scrive: "La Grecia ha provato che tutti ci sbagliavamo". Il "NY Times" del 1° settembre che propone di fare della penisola ellenica la "Casa Permanente delle Olimpiadi". Oltre ai mezzi di informazione, anche le istituzioni degli USA hanno reso omaggio alla performance realizzata dai greci. Il senato federale di Washington ha addirittura votato una risoluzione (SRes. 427), presentata dal senatore democratico Paul Sarbanes, in cui si elogia il lavoro degli organizzatori e di tutto il personale che ha partecipato alla manifestazione. La Grecia ha quindi conquistato un successo in materia di immagine, mostrando al mondo la nuova dimensione di una nazione in pieno fermento.
Il contesto delle Olimpiadi ci ricorda, tuttavia, che ogni medaglia ha sempre due facce. Nella presente situazione, l'altra faccia è rappresentata dai costi sostenuti per allestire la manifestazione. Atene 2004 è costata € 8 miliardi, ben oltre le previsioni iniziali che stimavano il costo dell'evento in € 4,6 miliardi. Una differenza notevole, che ha avuto profondo impatto sul bilancio nazionale greco. È stato lo stesso premier Karamanlis ad ammettere che, per l'anno 2004, rapporto deficit/PIL si attesterà al livello del 5,3%, ben più del limite del 3% imposto dal "Patto di Stabilità" europeo. La scoperta di detta infrazione ha indotto alcuni uomini politici europei, tedeschi e austriaci in particolare, a riesumare i vecchi luoghi comuni di una Grecia "poco seria e non affidabile". Da alcune parti è stato invocato un blocco immediato dei Fondi Europei destinati alla Grecia per il 2004, che ammontano a € 563 milioni. A fronte di tale minaccia il governo greco ha risposto presentando un piano, elaborato dal ministro dell'economia Alogoskoufis, in base al quale il deficit nel 2005 si attesterà al 2,8% del PIL, quindi entro i limiti sanciti da Maastricht. Il progetto del capo del dicastero economico prevede anche una riduzione del rapporto debito pubblico/PIL (da 112,1% a 109,5%), un freno alla spesa pubblica e un ampio programma di privatizzazioni (per € 1,5 miliardi nel 2005).
Secondo il portale EU.Observer.com, ben informato su ciò avviene a Bruxelles, il piano di Alogoskoufis sarebbe sufficiente come manovra correttiva e quindi la Grecia dovrebbe riceve regolarmente i suoi fondi europei. Che la questione del deficit non abbia intaccato l'immagine di Atene si è avuto prova immediata in seno all'ONU. Il 15 ottobre la Grecia è stata eletta nel Consiglio Sicurezza delle Nazioni Unite per il biennio 2005-2006, ottenendo il voto favorevole di ben 187 stati su 191. Un traguardo prestigioso, che premia un paese cresciuto molto nel corso degli anni. In precedenza la Grecia aveva goduto una sola volta di tale onore, nel 1952. Tale traguardo è il frutto di un lungo impegno politico, iniziato dal precedente governo guidato da Costas Simitis. L'attuale ministro degli esteri, Petros Molyviatis, ha riconosciuto che il lavoro diplomatico di preparazione era stato iniziato dal suo predecessore George Papandreou, capo della diplomazia nell'esecutivo socialista. Karamanlis, che ha raccolto i frutti di quanto aveva seminato il suo predecessore, ha fatto proprie le linee guida di politica estera di Simitis, scegliendo di seguire una via che garantito un credito invidiabile alla penisola ellenica.
Grazie alle Olimpiadi la Grecia ha compiuto il salto di qualità auspicato. Ora Atene deve lavorare a fondo per mantenere la credibilità guadagnata negli ultimi anni. Materia decisiva, anche sotto il profilo dell'economia, sarà la politica estera. Una buona azione in campo diplomatico presso la UE potrà scongiurare il pericolo del blocco dei fondi europei, che tanto hanno contribuito al rilancio dell'economia greca in questi ultimi anni. Il ministero degli esteri è chiamato a svolgere un ruolo fondamentale per garantire alla Grecia ulteriori prospettive di sviluppo. È presumibile, al riguardo, un avvicendamento al vertice del dicastero. Petros Molyviatis potrebbe passare la mano per due ragioni: l'età avanzata e le voci che lo accreditano come probabile candidato alla presidenza della Repubblica Ellenica. Ad Atene si eleggerà il nuovo capo dello stato nel 2005 e il capo della diplomazia, secondo quanto riferisce Kathimerini dell'11 ottobre, sarebbe un personaggio capace di riscuotere il consenso anche dei socialisti all'opposizione. Come possibile successore di Molyviatis circola il nome di Dora Bakoyannis, sindaco di Atene e grande protagonista del successo delle Olimpiadi. L'indiscrezione, né confermata né smentita, merita di essere tenuta in conto. Se davvero Atene 2004 ha rappresentato la nuova faccia del paese, il sindaco della capitale sarebbe la persona giusta per rappresentare la Grecia nel mondo.
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![]() di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera ed. Polistampa, 2007 |
![]() di Rudy Caparrini prefazione di Franco Cardini ed. Masso delle Fate, 2006 |