La Grecia un anno dopo le Olimpiadi: un bilancio consuntivo
di Rudy Caparrini
12 agosto 2005

Sono già trascorsi dodici mesi dalla indimenticabile cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Atene 2004, avvenuta il 13 agosto dello scorso anno. Tutti ricordano bene la suggestiva coreografia di Dimitri Papaioannu, una perfetta combinazione di antico e moderno, esemplare ricostruzione della storia della Grecia che culminò con l'accessione di una modernissima torcia da parte dell'ultimo tedoforo, il velista Nikolaos Kaklamanakis. L'apertura fu il preludio a un'edizione di alto livello dei Giochi, che tornavano nella loro patria dopo ben 108 anni. A distanza di un anno, è lecito chiedersi cosa rimane di quella esperienza. Come sempre, non soltanto in Grecia, in conseguenza di un grande evento si vengono a creare schieramenti opposti, sia in patria sia fra gli osservatori stranieri. Si fronteggiano il partito dei disfattisti, pronti a porre in luce solo gli aspetti negativi, con quello degli entusiasti, capaci di conferire un'enfasi forse eccessiva al fine di esaltare un evento come pietra miliare nella storia del paese. Il fronte dei greco-scettici, già assai nutrito fin da prima dell'inizio dei Giochi, ha trovato un argomento a suo favore nei giorni scorsi, quando si è parlato di nuovo dei costi della manifestazione.

Secondo quanto dichiarato a Alpha Radio da Fanni Palli-Petralia, la vice ministro della cultura incaricata dal premier Karamanlis di seguire la preparazione dei Giochi, gli oneri complessivi per "tutte le attività olimpiche" hanno raggiunto l'astronomica cifra di 13 miliardi di euro. Un livello cui nessuno pensava di giungere. Si sapeva che gli oneri kermesse olimpica erano lievitati del 90% rispetto alle previsioni iniziali, che prevedevano un budget per circa 4,6 miliardi di euro, con effetti ragguardevoli sulle finanze pubbliche greche. La spesa olimpica, infatti, aveva fatto schizzare il rapporto tra deficit e prodotto interno lordo (Pil) al record negativo del 6,1%, oltre il doppio del tetto del 3% imposto ai paesi europei dal trattato di Maastricht. La comunicazione sulle nuove stime dei costi ha fornito a molti il pretesto per avanzare critiche di varia natura. Reporter di varia nazionalità si sono scatenati, andando in giro per Atene a cercare tutto ciò che non funziona. Ne sono scaturiti alcuni reportage conditi di osservazioni pesanti, così dure da rasentare il limite dell'offesa. Per tutti si può ricordare una nota della britannica Reuters, che scrive in data 11 agosto: "Atene: città dei sogni infranti a un anno dalle Olimpiadi".

In particolare, colpiscono le osservazioni a proposito degli impianti olimpici, ritratti come luoghi sommersi dall'immondizia e definiti "rifugio per gli zingari". Pare che le strutture che hanno ospitato le gare olimpiche siano chiuse e inutilizzate. Ne sarebbe vietato l'accesso alle federazioni sportive (fra cui atletica, nuoto, judo), con conseguente fallimento dell'obiettivo di innalzare il livello qualitativo dello sport ellenico. Un quadro poco rassicurante e chissà quanto veritiero. Si sarebbe propensi a credere che si stia parlando di un paese ai confini della civiltà piuttosto che della Grecia, che è invece uno stato dell'Unione europea e addirittura membro del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Davvero Atene si trova in una così situazione drammatica? Si deve forse pensare che le Olimpiadi siano fonte di rovina piuttosto che opportunità per lo sviluppo? Riteniamo che certe osservazioni possano essere oggetto di obiezioni. Sarebbe senza dubbio errato credere che tutto vada bene e che le Olimpiadi hanno risolto ogni problema della repubblica ellenica. Come sempre è avvenuto per i grandi eventi, in ogni parte del mondo, il paese che li ospita deve accettare sia i costi sia i benefici che questo comporta. A parte che il fatto che non è poi così difficile trovare qualcosa che non va in una grande metropoli come Atene, si può affermare che certi guai potrebbero essere dovuti a ragioni diverse, non necessariamente legate allo svolgimento dei Giochi.

Grazie alle Olimpiadi, Atene e la Grecia dispongono oggi di infrastrutture moderne ed efficienti. I Giochi del 2004 hanno permesso di realizzare opere cruciali per lo sviluppo. Pensiamo al ponte Rio-Antiro, che unisce le due sponde del golfo di Corinto collegando il Peloponneso con la regione della Sterea Ellada. Oppure le due autostrade Pa-The (Patrasso-Atene-Salonicco) e Egnatia, che attraversa tutta la Grecia settentrionale da Igoumenitsa ad Evros. Queste sono solo le opere più importanti di una serie di progetti che hanno cambiato il volto del paese. Atene 2004, inoltre, è stato un mezzo efficace per promuovere l'immagine del paese nel mondo. Poco dopo il termine della kermesse lo stato ellenico ebbe un riconoscimento di prestigio a livello internazionale, venendo eletto come membro del Consiglio di sicurezza Onu con un consenso pressoché unanime (187 voti a favore su un totale di 191). Tale successo fu senza dubbio dovuto alle capacità espresse durante quei giorni di agosto, che convinsero i diplomatici di tutto il mondo delle qualità di un popolo in crescita. Il successo di immagine sta producendo adesso anche risultati sotto il profilo economico. Quest'anno il turismo in Grecia aumenterà almeno del 10% e nei prossimi anni potrebbe andare ancora meglio.

Non possiamo non pensare che ciò sia dovuto anche, forse soprattutto, alla prova di efficienza che il paese ha fornito con le Olimpiadi del 2004. Anche sulle strutture sportive e il loro utilizzo si potrebbe discutere. Il degrado degli impianti non deve essere sembrato così grave agli occhi della federazione internazionale di atletica, che ha assegnato alla Grecia sia la Coppa Europa sia la Coppa del Mondo del 2006. Il paese ellenico, inoltre, è in corsa per avere gli Europei di calcio del 2012. Quanto alla qualità dello sport in Grecia, pensiamo che la prima medaglia d'oro di un greco nel nuoto (Grigoriadis nei 50 dorso ai recenti campionati mondiali in Canada) sia un segnale davvero promettente. Forse i greci non hanno organizzato così male le loro Olimpiadi. Se Atene 2004 fosse stata un flop, non si capisce come mai gli ellenici siano stati richiesti come consulenti dai responsabili organizzativi di Pechino, che ospiterà i Giochi nel 2008. La Cina, modello di efficienza produttiva ammirato in tutto il mondo, non avrebbe mai domandato assistenza a un paese che ha causato solo danni in occasione delle sue Olimpiadi. I conti definitivi di un'Olimpiade si fanno parecchio tempo dopo. Solo dopo molti anni, talvolta decenni, si può sostenere che quell'evento sia stato o meno conveniente. Già adesso, tuttavia, la Grecia pare avere tratto dei benefici sostanziali, cogliendo l'occasione per costruire strutture moderne ed efficienti.


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di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
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  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
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