Atene 2004 come specchio della nuova Grecia
di Rudy Caparrini
24 giugno 2004

Per capire bene cosa significa per la Grecia ospitare la presente edizione dei Giochi Olimpici estivi, la numero XXV, occorre fare un passo indietro nel tempo. Si deve, esattamente, tornare all'anno 1990 e riepilogare nei dettagli le circostanze che portarono ad assegnare l'edizione del 1996 ad Atlanta. Quello era un evento particolarmente atteso nella penisola ellenica, giacché si trattava di un'edizione speciale delle Olimpiadi moderne. La massima kermesse sportiva del mondo, nel 1996, avrebbe festeggiato una data rilevante: il centenario dalla fondazione. I Giochi, per come oggi li conosciamo noi, furono istituiti alla fine del XIX secolo per volere del barone De Coubertin. Il nobile francese, assurto a simbolo stesso di sportività e "fair play", si impegnò con tutte le sue forze al fine di riportare in vita quella tradizionale manifestazione che si disputava nell'antica Grecia, esattamente nella città di Olimpia. La prima edizione dei Giochi Olimpici dell'età moderna si svolse nel 1896 ad Atene, per volere del suo fondatore. Nel 1996 si sarebbe festeggiata la ricorrenza dei cento anni dalla rinascita delle Olimpiadi e si pensava, quindi, che sarebbero ritornate nella capitale greca in virtù di un diritto storico acquisito. La gran parte degli osservatori internazionali sosteneva che il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) non avrebbe avuto il coraggio di tradire lo spirito olimpico. La Grecia, da parte sua, ci credeva fermamente.

In quell'estate del 1990 circolavano in terra ellenica moltissimi gadget recanti la scritta "Athens 1996: the Golden Olympics". Atene era già pronta a festeggiare il ritorno in patria del più grande spettacolo del mondo. Il conclave del CIO, tenutosi in Giappone nel mese di settembre 1990, riuscì invece a violare quel che appariva come un diritto naturale per il popolo ellenico. Il voto dei delegati sancì che le Olimpiadi del 1996 si sarebbero svolte ad Atlanta, la città statunitense dove ha sede la Coca-Cola, massimo sponsor dei Giochi da decenni. Il gioco degli interessi economici aveva prevalso, tradendo De Coubertin e oscurando molti secoli di storia e cultura. L'evento scandalizzò il mondo intero ma, più di tutto, fu una ferita tremenda per il popolo greco. Le frasi usate motivare di una simile ingiustizia furono dure, talvolta offensive ai limiti dell'ingiuria. Parecchie esternazioni palesarono che il paese ellenico godeva di pessima reputazione nel mondo. Agli occhi di molti commentatori la Grecia si caratterizzava per arretratezza, inaffidabilità e inefficienza. Aggettivi pesanti, duri da digerire per un popolo che faceva (e fa ancora) dell'orgoglio nazionale la propria ragione d'essere. Quella sconfitta segnò il momento decisivo per la rinascita di un paese offeso. Anziché piangersi addosso, gli ellenici reagirono con rabbia e determinazione. Da quell'istante i greci tutti, governanti e semplici cittadini, si misero al lavoro per lavare quella tremenda onta. Riconquistare le Olimpiadi divenne uno dei principali fini di tutti i governi greci.

Quando Atene decise di riprovarci, candidandosi a ospitare l'edizione del 2004, tutto il paese si mobilitò per centrare un traguardo che assumeva valore ancor maggiore. Nel mese di settembre 1997 si tenne a Losanna la sessione del Comitato Olimpico Internazionale che avrebbe deciso l'assegnazione della manifestazione. Il giorno 5 settembre 1997 fu reso il verdetto. Il presidente del CIO, il catalano Juan Antonio Samaranch, pronunciò il solenne annuncio: "La città che ospiterà i Giochi Olimpici 2004 sarà... Atene!" Sono ancora vive nella memoria le immagini televisive, che mostravano la gioia incontenibile della delegazione greca, guidata da Gianna Angelopoulos Daskalaki, presidente del comitato promotore della capitale ellenica. Le Olimpiadi tornavano nel loro scenario naturale, in quella Grecia che le aveva inventate nel 776 avanti Cristo. Atene ce l'aveva fatta, riscattando così la bruciante sconfitta patita per l'assegnazione dei Giochi del centenario, dirottati ad Atlanta da interessi economici prevalenti suolo spirito olimpico. Il 5 settembre 1997 la penisola ellenica consumò per intero la piena vendetta nei confronti dei suoi denigratori. La vittoria, di prestigio eccezionale anche perché ottenuta contro la quotata Roma del sindaco Rutelli e del vice premier Veltroni (tali erano le cariche ufficiali dei due all'epoca), fu il premio meritato per una Grecia che era cresciuta. Il paese povero e arretrato di un tempo si stava trasformando in una bella e dinamica realtà in stile europeo.

Il CIO non aveva votato in quel modo solo per recitare un "mea culpa", quasi a volere restituire ad Atene un diritto che le era stato negato. Tale teoria, sostenuta con convinzione da parecchi organi di stampa italiani, non esprimeva correttamente la realtà dei fatti. I delegati del Comitato Olimpico Internazionale avevano scelto Atene in quanto convinti da un ottimo programma, egregiamente esposto da una delegazione di avanguardia. Gianna Angelopoulos aveva messo in scena una performance strepitosa, esprimendosi in un inglese perfetto, con lo stile e la personalità di chi ha piena coscienza delle proprie forze. Quella della numero uno del comitato promotore era la faccia di una Grecia nuova, che stava iniziando un cammino di crescita sociale, economica e culturale destinato a consolidarsi nel corso degli anni. La Angelopoulos, avvocato di fama internazionale con un proprio studio a Londra, era il simbolo di una nazione la quale, volendo costruire una classe dirigente all'altezza, investiva molto sulla formazione. Già da parecchi anni prima dell'assegnazione dei Giochi, i giovani greci erano presenti in gran numero in tutte le più prestigiose università europee e americane. Questi ragazzi rientravano in patria con un grande bagaglio culturale, forti di una fondamentale esperienza di vita e con una padronanza invidiabile delle lingue straniere. Ciò contribuì ad arricchire in modo sostanziale la società greca, che sviluppò una mentalità più aperta e cosmopolita. Il paese realizzò un miglioramento sensibile e l'arretratezza degli anni ‘80 (e forse anche dei primi anni '90) scomparve progressivamente.

La conquista della XXV edizione delle Olimpiadi rappresentò uno stimolo aggiuntivo a proseguire nel cammino intrapreso. La classe dirigente che il paese ha espresso in questi ultimi anni è emblematica di un livello culturale cresciuto in modo esponenziale. A livello politico, la Grecia è stata guidata da governi di alto livello, che hanno conseguito risultati encomiabili. Costas Simitis, primo ministro dal 1996 al 2004, resterà per sempre nella memoria dei suoi connazionali. Durante i suoi otto anni di governo la Grecia ha conosciuto una fase di grande espansione, che non trova eguali in Europa. Oltre a una costante crescita in economia, Atene si è ritagliata un ruolo importante anche a livello diplomatico. La presidenza greca dell'Unione Europea, svoltasi nel primo semestre del 2003, ha mostrato perfettamente le qualità dei governanti greci. Simitis e Papandreou, ministro degli esteri del governo del PASOK, hanno guidato l'UE in modo impeccabile, guadagnandosi il plauso di tutti. La presidenza greca è riuscita a centrare tutti gli obiettivi preposti: allargamento a est, bozza costituzione europea, sviluppo integrazione Euro-Med. Trovandosi a gestire il delicato momento della primavera 2003, che vide l'inizio del conflitto in Iraq, la presidenza ellenica dimostrò equilibrio e sapienza diplomatica, riuscendo a evitare drammatiche spaccature fra membri dell'UE. Tutti ministri del governo di Atene si mostrarono all'altezza del loro compito, esibendo notevole preparazione durante i vertici coi più blasonati colleghi europei.

Lo spessore intellettuale dell'esecutivo del PASOK, in carica fino a marzo 2004, era ragguardevole e di ottima levatura si presentano, comunque, anche i membri del gabinetto di Costas Karamanlis, succeduto a Simitis dopo le lezioni del 7 marzo. Il premier conservatore è uno dei giovani greci di cui si parlava sopra, pur se ha compiuto il suo percorso formativo negli anni '80. Karamanlis, come del resto George Papandreou, suo avversario alle ultime elezioni, presenta un curriculum di alto prestigio internazionale: studi all'estero in importanti atenei (Master e PhD a Boston) e padronanza assoluta della lingua inglese. Doti essenziali per un leader europeo di stampo moderno. Sappiamo bene che la classe politica è lo specchio di una nazione. Un governo composto da uomini di grossa statura intellettuale è quindi espressione una società evoluta. Un paese arretrato, come veniva considerata la penisola ellenica quando fu "bocciata" nel 1990, non sarebbe certo stato capace di esprimere compagini governative di livello così elevato.

La Grecia che ha conquistato le Olimpiadi è assai cresciuta rispetto a quella che se le vide negare nel 1990. Il popolo ellenico gode oggi della stima dell'opinione pubblica internazionale. L'Europa ha dimostrato la sua fiducia eleggendo alcune grandi personalità greche a cariche di prestigio: l'economista Lucas Papademos è vice presidente della Banca Centrale Europea (BCE); il giurista Vassili Skouris è presidente della Corte Europea di Giustizia; Anna Psaroudi-Benaki, "speaker" del parlamento ellenico, è stata scelta per rappresentare l'UE nell'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea. Atene è, inoltre, candidata a far parte del Consiglio di Sicurezza ONU nel 2005. Una simile considerazione del paese a livello internazionale dimostra che determinate carenze della penisola ellenica appartengono a un'epoca passata. Quel periodo è finito per sempre nel mese di settembre 1997, quando Gianna Angelopoulos mostrò al mondo intero il volto della nuova Grecia.


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