Israele, una rischiosa prova di democrazia
di Rudy Caparrini
07 maggio 2007

Il giorno 30 aprile l'opinione pubblica in Israele ha potuto conoscere il rapporto sulla condotta della guerra in Libano, redatto da una speciale commissione guidata dal giudice Eliahu Winograd, già membro della Corte Suprema del Paese ebraico. Le 171 pagine del documento contengono pesanti capi d'accusa contro il governo e le forze armate. In particolare, si evidenziano le chiare responsabilità dei tre personaggi, massimi esponenti dell'esecutivo e dell'esercito: il premier Ehud Olmert, il ministro della Difesa Amir Peretz, il capo di stato maggiore Dan Halutz. "Rapporto Winograd" non lascia spazio a troppe interpretazioni, esprimendo accuse loro rivolte sono pesantissime. Per Olmert si parla di un'azione condotta "senza ponderatezza, responsabilità e prudenza". Peretz è invece bollato come "inesperto e poco informato". Halutz avrebbe "reagito impulsivamente" mostrando mancanza di professionalità. Dal punto di vista complessivo, la Commissione Winograd rivela tutta l'inadeguatezza di una decisone presa in modo troppo avventato, maturata in poco più di due ore, sostenendo che questa scelta si discostava dalla strategia precedente stabilita, senza chiarire quali fossero gli obiettivi.

Una sentenza coraggiosa che rappresenta una indubbia prova di democrazia per il Paese ebraico. Non è comune in Medio Oriente che un governo sia pubblicamente esposto al fuoco dell'opinione pubblica. In questo Israele è senza dubbio un esempio positivo. Lo Stato ebraico, certamente deprecabile per molti altri aspetti, è comunque il solo Paese della regione dove lo stesso esecutivo può essere messo in discussione per causa di scelte errate sotto il profilo politico. Già in passato si erano avute dimostrazioni analoghe. Nell'aprile del 1974, dopo il conflitto di ottobre 1973 (la Guerra del Kippur), si ebbe un'analogia situazione con la Commissione Agranat che pose sotto accusa i politici e ancora di più lo Stato Maggiore. La relazione di tale organo, presieduto dal presidente della Corte Suprema Shimon Agranat, causò un duro contraccolpo per l'esecutivo israeliano, innescando una serie di reazioni a catena che condussero alla caduta del governo di Golda Meir. Nel febbraio 1983, in seguito all'orrenda strage di Sabra e Chatila, la Commissione Kahan pubblicò un documento che evidenziava le colpe di Ariel Sharon e di Rafael Eitan, rispettivamente ministro della Difesa e capo di stato maggiore.

La situazione attuale è molto simile a quella del 1974 per ciò che concerne i contenuti e per le cariche dei soggetti posti in discussione. All'epoca, le colpe della impreparazione di fronte all'attacco congiunto di Egitto e Siria ricaddero sui tre personaggi: la premier Golda Meir, il ministro della Difesa Moshe Dayan e il capo di stato maggiore David Elazar. Tutti e tre persero i loro posti, che di fatto rappresentano le più importanti cariche in Israele. Rispetto al 1974, questa volta vi è però vi una differenza di fondo. La Meir e Dayan erano espressione della vecchia guardia e vi era una nuova generazione di uomini politici pronta ad assumere le responsabilità, anzi ansiosa di mostrare il suo valore, costituita da personaggi del calibro di Ythzak Rabin, Shimon Peres, Menachem Begin, Ezer Weizmann, Ariel Sharon. Stavolta, invece, il contesto generale appare del tutto differente. Olmert e Peretz sono coloro che dovevano rappresentare la nuova leadership dello Stato ebraico. Intorno al premier e al ministro della Difesa si era creata la speranza di una politica nuova.

Olmert e Peretz si erano meritati il plauso della opinione pubblica nazionale e internazionale per le loro posizioni innovative, che avevano condotto alla creazione di un governo di larghe intese al fine di promuovere le condizioni per una nuova era nel Paese. Olmert pareva colui che avrebbe portato avanti il disimpegno iniziato avviato da Sharon, che aveva fondato il partito centrista Kadima per poter governare senza l'ala più oltranzista della destra del Likud. Peretz, da parte sua, era stato visto con interesse in forza della sua atipicità. Il ministro della Difesa, infatti, è il primo ebreo di origine sefardita (proveniente dai Paesi del Nord Africa) che assume la leadership del partito laburista, finora considerato di esclusivo dominio degli aschenaziti. Inoltre, Peretz aveva posto in cima alle sue priorità l'esigenza di raggiungere al più presto una pace definitiva coi palestinesi. La relazione della Commissione Winograd rischia di estromettere i due uomini politici più influenti in Israele senza che vi sia un ricambio pronto. Pertanto, se da un lato vi è da esprimere assenso per la prova di democrazia fornita, dall'altro si apre uno scenario rischioso per il Paese ebraico.


Puoi proseguire con i seguenti articoli:
Israele, l'ascesa del sefardita "anomalo" Amir Peretz
E' solo calma apparente tra Israele e Anp


La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006


Articoli e dossier

Home page