La Fiorentina e Pazzini: l'ardua sfida di un toscano
di Rudy Caparrini
Calcio Toscano, 7 aprile 2008

La migliore media gol registrata nelle ultime domeniche da Giampaolo Pazzini sta convincendo gli scettici a ricredersi sul giovane centravanti viola. Come di norma, ecco che avanza l’esercito dei voltagabbana, coloro i quali affermano: “Ma io lo avevo sempre detto che era forte!”. A questo punto, appare evidente che Pazzini si sita rivelando l’ennesima scommessa vinta da questa dalla premiata ditta “Prandelli – Corvino”. Il fatto che i due avessero ragione non è una novità, giacché la loro capacità professionale è ormai arcinota. La scommessa Pazzini, però, aveva (ed ha tuttora) elementi speciali che la fanno essere diversa da tutte le altre, più ardua e affascinante al tempo stesso.

Prescindendo dalle difficoltà di ordine tecnico, ovvero l’improbo compito di non far rimpiangere Luca Toni, la caratteristica peculiare di Pazzini, per un opinionista “generico” come il sottoscritto, consiste nel fatto che il “nostro” è un toscano che sta accettando una sfida con un elevato coefficiente di difficoltà: affermarsi nella sua regione come calciatore. È un luogo comune sostenere che “nessuno è profeta in patria”, concetto che può valere ovunque. Per i toscani, tuttavia, la questione è ancora più complessa. Come ebbi modo di osservare nella lettera ad Adrian Mutu del 5 gennaio 2008la Toscana si è spesso distinta per avere maltrattato i suoi talenti (limitiamoci a Dante e Oriana Fallaci ma si potrebbe allungare l’elenco). Nativo di Pescia e residente a Montecatini, Giampaolo Pazzini è tornato nella sua terra per giocare nella Fiorentina, dopo avere militato nell’Atalanta.

Senza voler eccedere col romanticismo (ovvero non trascurando il fatto che la scelta fu compiuta per motivi professionali), ci piace pensare che il”Pazzo” abbia sentito una sorta di richiamo della sua Toscana. Perciò, il successo della scommessa Pazzini rappresenta una sfida dal sapore particolare. Se tutto andrà come i tifosi si augurano, il “Pazzo” può essere davvero la versione toscana del sogno dei ragazzi che riescono a essere protagonisti della squadra di spicco della loro terra. Come i romani Totti e Nesta per Roma e Lazio, o il lombardo Baresi per il Milan. Si potrà sostenere che un caso simile in Toscana sia già avvenuto con Lucarelli, livornese che corona il sogno di giocare nella squadra della sua città.

Senza niente togliere al bravissimo Lucarelli, che ha fatto cose egregie a Livorno, è indubbio che la sfida di Pazzini si presenta più dura. Avere successo a Firenze è sempre più difficile, perché le pressioni cui ti sottopongono nel capoluogo sono maggiori della tranquilla città labronica. Inoltre, mentre Lucarelli scelse Livorno per un rilancio dopo la poco fortunata esperienza di Torino, Pazzini si gioca ora la fatidica “grande occasione” e corre rischi molto maggiori (un fallimento ne comprometterebbe l’intera carriera). Perciò, con la presunzione di parlare a nome di tutti gli appassionati toscani, senza esitazioni faccio il tifo per Pazzini. Con la convinzione che il ragazzo di Pescia non deluderà le attese.


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