La vittoria di Mubarak
di Rudy Caparrini

Le elezioni presidenziali in Egitto, svoltesi mercoledì 7 settembre, si sono risolte in un vero plebiscito per Hosni Mubarak, padrone del paese fin dal 1981. Il presidente uscente, infatti, ha trionfato ottenendo l'88,6% dei consensi. Mubarak si è così guadagnato un nuovo mandato, il quinto consecutivo, e guiderà l'Egitto per i prossimi sei anni. Le elezioni in Egitto erano molte attese a livello internazionale. Per la prima volta Hosni Mubarak, divenuto presidente il 6 ottobre 1981 in seguito alla morte di Sadat, era chiamato a guadagnarsi la rielezione in una competizione aperta anche ad altri candidati. I precedenti mandati erano stati ottenuti secondo il vecchio sistema, in base al quale un solo candidato, espresso dal parlamento, veniva sottoposto a un referendum popolare dall'esito scontato. Stavolta, almeno per ciò che concerne la forma, si è trattato di una vera competizione politica. Fra gli avversari si segnalavano due nomi: Ayman Nour, 41enne avvocato e leader del partito Ghad (Domani); Nomaan Gomaa, capo dello storico partito Wafd, forza politica dominante in Egitto fino al crollo della monarchia, avvenuto nel 1952.

Hosni Mubarak ha vestito i panni del candidato, presentando un programma elettorale molto ambizioso, fondato sul rilancio dell'economia e preparato dal figlio Gamal. Quest'ultimo ha giocato un ruolo chiave nella veste di leader del Partito nazionale democratico (Ndp), la formazione politica del presidente. Grazie all'imponente apparato del Ndp, Hosni Mubarak ha di fatto monopolizzato la campagna elettorale, potendo disporre di mezzi economici e mediatici in maniera illimitata. La mancanza di pari opportunità ha originato le proteste di Ayman Nour, secondo candidato più votato con il 7,6% dei consensi. Il leader del Ghad ha chiesto la ripetizione del voto, affermando di essere stato soggetto a limitazioni di vario tipo, tali da limitarne l'efficacia della campagna elettorale. Secondo alcuni commentatori, inoltre, la vittoria di Mubarak avrebbe un valore inferiore a causa della bassa affluenza alle urne, che si è arenata al 23%. Hanno, infatti, votato solo sette milioni di egiziani su un totale di 32 che ne avevano diritto. Le obiezioni di Nour e la bassissima affluenza, pur se rappresentano elementi da tenere in conto, non cambiano la realtà dei fatti. Come scrive Antonio Ferrari sul "Corriere della Sera", il voto del 7 settembre "fotografa fedelmente gli umori del paese".

E' verosimile credere che, anche in presenza di un'affluenza maggiore alle urne, il presidente avrebbe ottenuto una percentuale di consenso analoga a quella registrata in questa occasione. Il voto plebiscitario per Mubarak riflette quella che è la mentalità del popolo egiziano, maturata in base alle esperienze che hanno caratterizzato la storia contemporanea della nazione. La schiacciante maggioranza ottenuta da Mubarak può essere compresa bene ripensando a quanto accade a Gamal Nasser nel giugno 1967, durante la guerra dei sei giorni. Appena fu evidente che le armate arabe erano state travolte dall'esercito d'Israele, Nasser si assunse le colpe della sconfitta e presentò le dimissioni. A quel punto il popolo egiziano scese in piazza per manifestare il sostegno al presidente, che scelse così di rimanere al suo posto. Questo episodio dimostrò che Nasser, che pure era arrivato al potere senza avere affrontato alcuna elezione democratica, godeva comunque di un consenso unanime nel paese. Nasser era il capo carismatico e in caso di elezioni avrebbe goduto di una maggioranza simile (se non maggiore) a quella riportata da Mubarak il 7 settembre 2005. Il culto della personalità è un tratto caratterizzante dell'Egitto contemporaneo. Fin dai tempi di Mohammed Alì, fondatore nel secolo Diciannovesimo della dinastia che regnò fino al 1952, il popolo ha sempre ricercato un capo carismatico cui affidare le sorti della nazione.

A prescindere dai casi più recenti (Nasser, Sadat e Mubarak), ciò si poteva riscontrare anche in altri leader egiziani dei primi decenni del secolo Ventesimo, quali Saad Zaghul e Mustafa al-Nahas. Nella raccolta "Contemporary Egypt: trough Egyptian eyes" (editrice Routledge, 1993), un saggio di Alaa al-Din Al-Hadidy spiega come i due personaggi avessero assunto un carattere di sacralità per i loro seguaci. Il plebiscito a favore di Hosni Mubarak è da intendersi come una manifestazione di democrazia in stile egiziano. Il popolo si è affidato al presidente perché ritiene che solo il capo carismatico possa guidare il processo di cambiamento. Gli egiziani, inoltre, hanno votato Hosni Mubarak perché sanno che in tal modo il figlio Gamal, ispiratore del programma riformista, potrà lavorare per realizzare i mutamenti previsti. In questa maniera lo spessore politico del giovane Mubarak crescerà, facendolo divenire un capo carismatico. A quel punto potrà presentarsi alle elezioni presidenziali e divenire capo dello Stato. In maniera perfettamente democratica.


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