L’ingresso della Lega Araba nella Unione per il Mediterraneo
di Rudy Caparrini
13 novembre 2008

L’elezione presidenziale negli Stati Uniti, che ha incoronato Barack Obama, ha monopolizzato gli spazi che i media riservano alla politica internazionale. Di conseguenza, in pochi hanno prestato attenzione alla riunione dei ministri degli Esteri degli Stati membri dell’Unione per il Mediterraneo (Upm), che si è svolta a Marsiglia il 3-4 novembre. Un vertice che si presentava difficile, col rischio di un fallimento completo, che avrebbe così vanificato il fastoso vertice di Parigi del 13 luglio. Invece, il risultati ottenuti non sono da sottovalutare.

Fra le decisioni scaturite dall’incontro di Marsiglia, una in particolare può incidere in modo sostanziale sulle sorti della struttura: l’ammissione della Lega Araba come membro a pieno titolo. Tale questione era stata causa di forti tensioni per la decisa opposizione da parte di Israele, la cui esistenza non è ancora accettata da alcuni Stati aderenti alla Lega Araba. Il contenzioso è stato superato mediante la logica del ‘do ut des’: con la concessione al Paese ebraico di uno dei cinque vicesegretariati previsti (gli altri saranno appannaggio di Autorità nazionale palestinese, Grecia, Italia e Malta).

L’inserimento della Lega Araba contribuisce a riequilibrare l’assetto geopolitico dell’Upm, rendendolo più consono a quello che era il progetto originario di Sarkozy. Il presidente francese mirava a costituire un organismo esclusivamente mediterraneo, del quale avrebbero fatto parte solo i Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. La pressione esercitata da altre potenze europee, in particolare la Germania, impose l’inserimento nell’Upm di tutti gli Stati membri della Ue. In questo modo, l’Unione per il Mediterraneo sarebbe stata la continuazione del Processo di Barcellona, avviato nel 1995 e naufragato per una causa fin troppo semplice: la scarsa ‘mediterraneità’ della struttura dovuta alla presenza maggioritaria di Stati dell’Europa centrale e settentrionale, poco interessati a rafforzare l’integrazione fra le due sponde del Mare Nostrum.

L’inserimento della Lega Araba, della quale fanno parte 22 nazioni di Medio Oriente e Africa del Nord, rafforza la natura mediterranea dell’Upm. Solo per fare alcuni esempi, senza eccessivo sforzo si può comprendere che Arabia Saudita o Qatar, pur se lontani geograficamente, per storia e cultura sono molto più ‘mediterranei’ di quanto lo siano Finlandia e Lettonia. Poiché l’Upm già includeva l’area del Baltico, era logico estenderla anche al Golfo Persico, luogo cruciale sotto il profilo economico e geopolitico. In questo modo, il Mediterraneo diviene punto di incontro fra le due estremità, autentico anello di congiunzione. Barcellona, sede scelta per il segretariato dell’Upm, potrà divenire la sede dove le diplomazie di larga parte del mondo possono confluire e incontrarsi.

L’ingresso della Lega Araba nella Unione per il Mediterraneo può apportare valore aggiunto al progetto per realizzare i due obiettivi chiave: contributo alla soluzione dei contenzioso mediorientale e cooperazione per lo sviluppo. Con riferimento al contenzioso israelo-palestinese, la presenza della Lega Araba conferisce all’Upm il ruolo di sede privilegiata per discutere della materia, poiché molti fra i soggetti che vi possono incidere si ritroveranno in occasione dei vertici periodici. Soprattutto, è garantita attenzione al progetto da parte dei ricchi Stati petroliferi, coloro posseggono le leve del potere nel mondo arabo. Gli ingenti capitali dei Paesi del Golfo Persico, inoltre, possono innescare un circolo virtuoso capace di garantire sviluppo agli Stati della sponda meridionale. Per queste ragioni la Lega Araba può essere decisiva per le sorti dell’Unione per il Mediterraneo. Si potrà obiettare che il successo o l’insuccesso di un progetto così ambizioso non potranno dipendere soltanto dalla motivazione personale di un uomo politico o di un governo nazionale. Le incognite sull’Unione per il Mediterraneo sono ancora molte. Sarà senz’altro arduo far lavorare una struttura con quarantatre Stati membri, molti dei quali non mediterranei. I rischi di un fallimento simile al Processo di Barcellona sono tutt’altro che scongiurati. In tale frangente, vi è sono però validi motivi per credere che l’impegno profuso da Sarkozy possano garantire valore aggiunto al progetto.



La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006


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