Onu, bene Ban Ki-Moon ma Aznar e Simitis sarebbero stati perfetti
di Rudy Caparrini
Pagine di Difesa 17 ottobre 2006

Il 13 ottobre l’Assemblea generale dell’Onu ha eletto ufficialmente il sud-coreano Ban Ki-Moon alla carica di segretario generale. La nomina è avvenuta per acclamazione e ha semplicemente ratificato una decisione già raggiunta in seno al Consiglio di sicurezza. Sul nome di Ban Ki-Moon, attuale ministro degli Esteri della Corea del Sud, è stato raggiunto un consenso unanime, giacché è risultato gradito sia alle grandi potenze sia ai Paesi emergenti.

Il futuro capo del Palazzo di Vetro, ottavo segretario generale nella storia delle Nazioni Unite, è un personaggio di buona caratura, con grande esperienza di politica internazionale. Diplomatico di carriera, prima di assumere la guida del ministero degli Esteri a Seul ha lavorato presso varie ambasciate ed è stato fra l’altro rappresentante del suo Paese proprio presso l’Onu. Ha pure svolto un ruolo di grande rilievo nei negoziati con la Corea del Nord, elemento che vale molto dopo il test atomico compiuto da Pyongyang nei giorni scorsi.

Un profilo professionale di tutto rispetto che lo colloca a metà fra due segretari generali del recente passato. L’essere stato ambasciatore al Palazzo di Vetro lo fa somigliare al peruviano Javier Perez Cuellar, rappresentante di Lima all’Onu di cui fu segretario generale dal 1982 al 1991. L’esperienza come ministro degli Esteri consente un raffronto con l’egiziano Boutros Ghali, ex capo della diplomazia del Cairo, che successe a De Cuellar nella carica di segretario generale, ricoperta fino al termine del 1996.

Dopo un funzionario come Kofi Annan, uomo di apparato che ha percorso tutti i gradini della carriera in seno alle Nazioni Unite, era evidente che stavolta si doveva scegliere un esterno. L’Onu è malata di inattività e di corruzione, come è emerso dallo scandalo ‘Oil for food’. Una soluzione interna era improponibile. Serviva una personalità non troppo compromessa con la struttura, che come primo fine si proponesse di rendere credibilità alla più importante organizzazione internazionale sotto il profilo della trasparenza. Non è un caso che Ban Ki-Moon abbia indicato come priorità assoluta del suo mandato la necessità di utilizzare nel modo più efficiente le risorse a disposizione dell’organizzazione.

Il diplomatico sud coreano rappresenta una scelta molto buona in assoluto. Tuttavia, forse si poteva osare di più e puntare su un nome ancor di maggiore autorevolezza. Probabilmente le Nazioni Unite avrebbero avuto bisogno di un personaggio di prestigio superiore, capace di rilanciare in grande stile un’organizzazione che versa in condizioni davvero precarie.

Un’osservazione attenta dei primi sessant’anni di attività dell’Onu ci consentono di definire in modo eloquente l’identikit del perfetto segretario generale. Dal punto di vista dei requisiti professionali, il prescelto deve essere dotato di ottima personalità politica (intesa come capacità di assumere decisioni importanti) e provvisto di un curriculum eccelso, prova inconfutabile di una notevole competenza ed esperienza internazionale. Altro elemento essenziale concerne la nazione di origine del candidato, che rende praticamente obbligatoria la provenienza da uno Stato di media levatura quanto a dimensioni e prestigio. Non è ammissibile, infatti, che il segretario generale possa essere esponente di una grande potenza, ma neppure può essere idoneo il rappresentante di una piccola nazione, poiché non avrebbe abbastanza forza per imporsi.

Ban Ki-Moon possiede parecchie delle caratteristiche richieste al segretario ideale, giacché vanta esperienza e competenza e proviene dalla Corea del Sud, Stato di tutto rispetto che ha il pregio di non essere la grande potenza del continente asiatico, ruolo che può essere rivendicato da Cina, Giappone, India e al limite anche il Pakistan. Il solo difetto di Ban Ki-Moon appare quello della personalità politica, giacché il neo eletto capo del Palazzo di Vetro non ha ancora palesato una capacità decisionale da leader. Fino a ora Ban Ki-Moon è stato un ottimo esecutore della volontà del governo di Seul mentre non ha mai assunto la responsabilità tipica dei capi di governo.

Il fattore geografico imponeva la scelta di un asiatico, in quanto tale continente aveva avuto solo un segretario generale, il birmano U Thant, risalente ormai agli anni 60. Se la scelta doveva essere in seno all’Asia, probabilmente Ban Ki-Moon è stata la soluzione migliore fra le molte possibili. Non era pensabile di proporre una personalità di Cina e Giappone, poiché le grandi potenze non riescono mai a concentrare un consenso unanime fra i piccoli Stati.

Gli unici personaggi a possedere tutte le caratteristiche ideali per divenire segretario generale dell’Onu sarebbero stati due uomini politici europei: lo spagnolo Josè Maria Aznar e il greco Costas Simitis. Due ex capi di governo di grande successo, entrambi al potere dal 1996 al 2004, che hanno mutato il volto dei loro paesi. Due leader pragmatici, scevri da ogni forma di populismo, che in principio furono ingiustamente accusati di essere grigi e anonimi solo perché comparati coi loro predecessori, Felipe Gonzales e Andreas Papandreou, autentici idoli delle folle e leader incontrastati nei loro partiti. Simitis e Aznar hanno fatto perfino meglio dei loro predecessori, poiché hanno portato ordine nei bilanci statali senza sacrificare le prospettive di sviluppo delle loro nazioni.

Aznar e Simitis hanno avuto il coraggio di compiere scelte decise a livello internazionale, conferendo ai loro Stati una dimensione di prestigio a livello internazionale, che ha visto prima Madrid e poi Atene alternarsi nel Consiglio di sicurezza Onu nel ruolo di membro non permanente in rappresentanza dell’Europa occidentale. Aznar e Simitis, inoltre, sono due personaggi anomali nel contesto politico mondiale, giacché hanno saputo uscire di scena al momento giusto senza attaccarsi fino all’ultimo alla poltrona. Nel 2004, infatti, Aznar e Simitis scelsero spontaneamente di lasciare la carica di premier senza ricandidarsi alle elezioni, compiendo scelte di grande classe per non rischiare di macchiare una carriera esemplare.

Per tutte queste ragioni, Aznar e Simitis avrebbero avuto un profilo ottimale per condurre verso un nuovo corso l’Onu, struttura troppo burocratica e clientelare e per questo vittima di spiacevoli episodi di corruzione su scala mondiale.

Aznar e Simitis sarebbero stati idonei alla carica in quanto esponenti di nazioni come Spagna e Grecia, luoghi simbolici dove Oriente e Occidente si incontrano al punto quasi di non sapersi distinguere. Atene e Madrid sono il simbolo dell’Europa più vicina al resto del mondo. Grecia e Spagna, insieme al Portogallo, sono state le ultime nazioni europee a liberarsi dal giogo delle dittature, avendo recuperato la democrazia a metà degli anni 70 (Atene nel 1974, Madrid nel 1975). Spagna e Grecia sono cresciute di pari passo negli ultimi trent’anni sotto il profilo politico, economico e sociale. Questo è un elemento decisivo, considerando che molti degli Stati membri dell’Onu sono ancora deficitari quanto a democrazia e sviluppo.

Se la logica della geografia dovesse prevalere anche in futuro, la prossima volta dovrebbe toccare a un europeo. Allora sarà bene ripensare a due personalità come José Maria Aznar e Costas Simitis, che certo saranno già finiti nei libri di storia di vari Paesi nel mondo. Difficilmente si penserà di proporre Aznar e Simitis per una carica che poteva essere assegnata nel 2006. Si dovrà, però, considerare una personalità che possa somigliare il più possibile agli ex premier di Spagna e Grecia. Pur augurandosi che Ban Ki-Moon possa svolgere al meglio il suo lavoro, appare evidente fin da ora che nel 2012 le Nazioni Unite dovranno dotarsi del primo segretario generale di grande spessore politico nella loro storia.


La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006


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