Il rapimento di Giuliana Sgrena e il peso dei sunniti
di Rudy Caparrini
Pagine di Difesa 5 febbraio 2005

Il rapimento di Giuliana Sgrena, l'inviata del Manifesto in Iraq, ha costretto l'opinione pubblica mondiale a tornare coi piedi per terra. Le elezioni politiche in Iraq, svoltesi domenica 30 gennaio 2005, avevano infatti alimentato un clima di euforia non giustificato. Il dato sull'affluenza alle urne, comunque buono, non deve alimentare eccessive illusioni.

La comunità internazionale rischierebbe di commettere un grave errore pensando che ora l'Iraq, avendo un governo nazionale espressione della volontà popolare, possa in breve tempo compiere passi decisivi verso la democrazia. L'investitura popolare, che garantisce al futuro governo legittimità sotto il profilo giuridico, potrebbe non essere sufficiente per esercitare il reale controllo del territorio. Il consenso degli elettori vale ben poco se l'esecutivo non dispone di un apparato burocratico e militare idoneo a governare.

Il governo ad interim, guidato da Allawi, ha fondato la sua autorità sulla presenza dei soldati americani. Tutti concordano che i marines non potranno restare ancora a lungo nel paese, ma è altrettanto indiscutibile che la costruzione di un apparato militare iracheno è in netto ritardo. L'esecutivo che uscirà dalle urne, indipendentemente da chi lo comporrà, non fornisce nessuna garanzia di esercitare un potere effettivo nel paese.

La necessità di un apparato militare forte e fedele al governo appare evidente ripensando alla storia irachena, che ha visto avvicendarsi alla guida del paese regimi autoritari guidati dall'uomo forte, col sostegno dell'esercito.

L'Iraq, entità senza alcuna base storica e inventata dagli inglesi dopo la prima guerra mondiale, non ha mai realizzato la sua unità nazionale, essendo un miscuglio di etnie e confessioni che non si sono mai amalgamate fra loro. Un simile mosaico è stato tenuto insieme grazie all'apporto decisivo delle forze armate. Già prima della seconda guerra mondiale si era affermato Nuri Said, premier per lunghi anni, assassinato nel 1958 durante il golpe che pose fine alla monarchia. Da allora si sono succeduti al potere, nell'ordine: Kassem; i due fratelli Aref; quindi l'era del Ba'ath, da Al-Bakr a Saddam Hussein. Tutti militari o comunque strettamente legati all'esercito, istituzione fulcro dell'autorità in Iraq.

Tutti i leader iracheni citati, nonché i loro collaboratori, erano rigorosamente arabi sunniti. Fin dai tempi della dominazione ottomana ogni carica di rilievo nella politica, nella burocrazia e nell'esercito è sempre stata nelle mani di questa minoranza, che rappresentava il 25% degli iracheni ma che deteneva la quasi totalità dei posti che contavano.

l'Autorità provvisoria della coalizione (Cpa), l'organo guidato da Paul Bremer che ha gestito il paese fino al 30 giugno 2004, ha ignorato i tratti caratteristici della storia irachena, compiendo errori gravi nel breve periodo in cui ha gestito il paese. La decisione di sciogliere il partito Ba'ath e l'esercito, le due istituzioni simbolo del potere sunnita in Iraq, ha privato il paese della sua classe dirigente.

Il nuovo governo dovrà giocoforza coinvolgere gli arabi sunniti nella gestione del paese. I vincitori della tornata elettorale devono comprendere che senza coloro che hanno dominato il paese da secoli sarà impossibile esercitare un'effettiva autorità sul territorio.

L'apporto degli arabi sunniti sarà decisivo per ricostruire l'esercito e la burocrazia. Il reintegro degli ex gerarchi del Ba'ath dovrà rappresentare una priorità per sciiti e curdi, sicuri vincitori della tornata elettorale. Il nuovo governo iracheno dovrà pensare a come organizzare la sicurezza nel paese quando gli americani se ne saranno andati. I soli capaci di addestrare futuri poliziotti e militari sono coloro che hanno svolto tali professioni in passato. Poiché tutti i quadri dell'esercito erano legati al Ba'ath, si desume che solo gli arabi sunniti possono assumere l'onere di formare il nuovo esercito.


La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006


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