Egitto, Mubarak e il futuro del paese
di Rudy Caparrini
Pagine di Difesa 9 gennaio 2005

Il 2005 sarà anno di elezioni in Medio Oriente, per decenni ingessato da dittature o da leadership autoritarie di lunga durata. Si è parlato tanto delle imminenti elezioni in Palestina e in Iraq, eventi storici destinati a sancire una svolta netta. Si voterà anche in Egitto, Iran, Libano, Yemen, Arabia Saudita (quest'ultima solo per l'elezione di consigli comunali).

In Egitto, Stato guida del mondo arabo, scade il termine del mandato di Hosni Mubarak, autentico "faraone" che governa il paese da oltre ventitré anni. Il presidente sembra intenzionato a ottenere un nuovo mandato della durata di sei anni (sarebbe il quinto consecutivo).

Il presidente in Egitto viene eletto con procedura particolare. Si prevede la scelta da parte del parlamento di un solo candidato, che viene poi sottoposto al giudizio del popolo, che può solo rispondere sì o no. Il candidato prescelto ha sempre ottenuto un consenso plebiscitario, prossimo al 99%.

Vista la grande maggioranza che detiene in Parlamento il Partito nazionale democratico di Mubarak (87% dei seggi), il presidente è pressoché certo di essere nominato e quindi riconfermato. Tale proposito, oltre a suscitare la protesta delle opposizioni interne al paese, alimenta ragionevoli dubbi anche nelle cancellerie di tutto il mondo.

I timori di diplomatici e analisti stranieri sono legati all'età di Mubarak e alle sue condizioni di salute. Il presidente egiziano, che ha 76 anni, lo scorso anno si è sottoposto a un intervento chirurgico la cui natura resta oscura. È lecito chiedersi se sia opportuno affidare i poteri di capo dello Stato, molto ampi in Egitto, a un personaggio di dubbia salute.

Al momento Mubarak non ha ancora affrontato il tema della sua successione, rifiutandosi di nominare un vicepresidente. L'assenza di tale figura rischia di creare un vuoto di potere in caso di scomparsa o inabilità del capo dello Stato. Da quando è sorta la repubblica, nel 1952, l'Egitto ha sempre vissuto una successione di tipo automatico, col vice che prende il posto del presidente. Neghuib fu rovesciato dal suo vice Nasser il quale, alla sua morte, fu sostituito da Sadat. A quest'ultimo, assassinato nel 1981, è succeduto il delfino Mubarak. Non essendoci un vice, la sostituzione automatica è al momento impraticabile.

Il presidente, tuttavia, sta lavorando per creare una nuova classe dirigente. A tal fine ha posto il figlio Gamal al vertice del partito, con l'incarico di avviare le riforme necessarie. Gamal si sta imponendo come la principale personalità in campo politico e riscuote un ampio consenso nel paese. In questo momento parrebbe essere lui il numero due dell'Egitto, il candidato naturale a divenire presidente dopo il padre.

Seppure sia da tutti riconosciuto come il leader del futuro, Gamal Mubarak incontra due limiti notevoli per aspirare immediatamente alla presidenza.

Prima di tutto egli non può essere subito presidente, poiché - lo ha detto perfino il padre Hosni - "l'Egitto è una repubblica e non una monarchia". Il modello di successione scelto in Siria, dove Bashar Assad ha preso il posto del padre Hafez, non è gradito in Egitto.

L'altro limite sta nel fatto che Gamal non ha alcuna esperienza di tipo militare. Dal 1952 a oggi, tutti i quattro presidenti dell'Egitto (Neghuib, Nasser, Sadat e Mubarak) provenivano dall'esercito, vera fucina della classe dirigente del paese per vari decenni. Certi analisti, egiziani e stranieri, credono che ancora sia presto per vedere un civile come capo dello Stato.

Forse, anche per tale ragione Hosni Mubarak intende assumere il mandato per la quinta volta. E' probabile che il presidente, dopo avere ottenuto la riconferma, decida di nominare un suo vice scegliendolo dagli ambienti militari. In questo caso il candidato più probabile pare essere Omar Suleiman, capo dei servizi segreti, l'uomo che ha condotto i negoziati con le fazioni armate palestinesi per sancire una tregua con Israele. Suleiman è autorevole all'interno, gode di credito nel mondo arabo e riscuote la stima delle potenze occidentali; possiede quindi le doti giuste per succedere immediatamente a Hosni Mubarak.

Suleiman potrebbe essere una valida soluzione per consentire alla nuova generazione di politici di crescere. Nel frattempo, realizzando le riforme già avviate, potrebbero maturare le condizioni idonee per consentire a un civile di divenire presidente della Repubblica Araba d'Egitto. A quel punto più nessuno potrà ostacolare l'ascesa a capo dello Stato di Gamal Mubarak, che già adesso è il vero leader politico del paese.


La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
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