La necessità di ripensare il modello Euromed
di Rudy Caparrini
Pagine di Difesa 13 marzo 2007

In questi giorni, uno degli eventi di politica internazionale di cui più si è parlato è stato l’abbattimento del muro che a Cipro fin dal 1974 separava la parte greca da quella turca. Una notizia positiva, poiché quello nell’isola era l’ultimo muro rimasto in Europa. La decisione del governo di Nicosia potrebbe rappresentare un momento di svolta di valore storico, capace di produrre conseguenze di notevole impatto politico nel Mediterraneo orientale e nell’intera Europa.

Fra i molti effetti che ne potrebbero derivare, la caduta del muro cipriota potrebbe aiutare al rilancio del processo di Integrazione Euromediterranea (Euromed), iniziato nel 1995 con la Conferenza di Barcellona. Tale progetto prevedeva la creazione di una cooperazione speciale fra gli Stati dell’allora Comunità economica europea (Cee), oggi Unione europea (Ue), e i Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo in tre ambiti speciali: politico, economico e culturale. Il processo di Barcellona, che aveva suscitato con grandi speranze, negli ultimi tre anni, sta segnando una crisi irreversibile.

Nonostante le dichiarazioni ufficiali di vari capi di governo, appare evidente che la formula adottata dodici anni or sono sia ormai vicina al fallimento definitivo. Euromed ha raggiunto il suo apice il 22 marzo 2004, quando a Vouliagmeni, nei pressi di Atene, si è tenuta la prima sessione dell’Assemblea parlamentare euromediterranea, che riuniva rappresentanti di tutti gli Stati aderenti al processo di Barcellona. Un momento importante, che poteva aprire una nuova fase storica per il Mediterraneo e quindi per tutto il resto mondo, giacché il Mare Nostrum è un luogo di valore cruciale dal punto di vista culturale e geopolitico.

Dopo Vouliagmeni, invece, si è registrato un improvviso impasse di Euromed, che ha visto crollare le molte speranze che avevano accompagnato la convocazione dell’Assemblea euromediterranea. I risultati ottenuti, che fino all’inizio del 2004 potevano essere considerati apprezzabili, appaiono oggi molto sfumati, poiché da allora non si registrano progressi significativi.

Se si analizza la situazione dal punto di vista realistico, esulando da speranze di tipo ideologico che spesso distorcono la realtà, ci accorgiamo che Euromed è ormai vicina al collasso. Nessuna delle istituzioni preposte allo sviluppo dell’integrazione fra le due sponde del Mare Nostrum pare avere ottenuto risultati significativi. Le riunioni dell’Assemblea parlamentare euromediterranea, l’ultima delle quali si è svolta a Tunisi lo scorso 10 febbraio, sono passate praticamente inosservate. La Fondazione Anna Lindh, deputata alla cooperazione in ambito culturale, è conosciuta solo dai pochi addetti ai lavori. Neppure in campo economico e commerciale, il settore che meglio aveva funzionato fino al 2004, i progressi non sono stati pari alle attese. La Banca del Mediterraneo, di cui più volte è stata evocata la nascita, è ancora un miraggio.

Oggi appare davvero difficile credere che ancora esista un processo di Integrazione Euromediterranea. Fa quasi sorridere constatare che la settima e l’ottava conferenza Euromed si siano svolte rispettivamente a Lussemburgo e a Tampere (Finlandia), quindi in nazioni che non hanno alcun interesse a portare avanti il processo di integrazione in una zona dove i loro interessi sono scarsi. Le cose non sono destinate a migliorare nel breve periodo con la presidenza della Ue appannaggio della Germania, altra nazione che ha poco a cuore il Mediterraneo per ragioni ovvie.

Senza troppi giri di parole, si deve prendere atto che il processo di Barcellona sta tramontando. Appare davvero improbabile centrare l’obiettivo dichiarato nel 1995 nella città catalana, che prevedeva la nascita entro il 2010 di una zona di libero scambio fra le due rive del Mare Nostrum.

Solo la società civile sta compiendo sforzi degni di nota, cercando di promuovere iniziative per il dialogo e la cooperazione fra i popoli. Se leggiamo il programma degli eventi riportato della Fondazione Mediterraneo, la più importante associazione in Italia impegnata nello sviluppo del processo Euromed, vengono elencate molte conferenze e altri eventi degni di interesse con la presenza di personalità autorevoli. Altre realtà in vari Paesi europei promuovono iniziative di rilevante spessore culturale. L’impegno di questo associazioni, tuttavia, non trova un seguito adeguato a livello politico, giacché i governi degli Stati della Ue stanno mostrando una crescente disaffezione nei confronti di questo progetto, palesando di non avere intenzioni di investire risorse politiche e diplomatiche nell’area mediterranea.

Occorre ricercare una soluzione alternativa all’idea che stava alla base del processo di Barcellona. Soprattutto, si deve favorire un maggiore coinvolgimento dell’Europa in tale progetto. La formula del 1995, che prevedeva la compartecipazione su base paritaria di tutti gli Stai membri della Ue, non può essere più applicata. Rispetto ad allora oggi la Ue ha visto uno sbilanciamento in direzione settentrionale e orientale a discapito della sua natura mediterranea. Pertanto, i presupposti che stavano alla base del processo di Barcellona sono decaduti “rebus sic stantibus” (ovvero per il mutamento delle condizioni di base che avevano portato a definire tale progetto).

L’Integrazione Euromediterranea potrà riprendere il suo corso solo adottando un approccio diverso. Ma ciò non potrà essere possibile se i protagonisti resteranno gli stessi e con i medesimi ruoli. Una condizione si pone come essenziale: allargare Euromed in direzione del Mediterraneo orientale. Prima di tutto, devono entrare a far parte del processo di Barcellona i Paesi dei Balcani, che rappresentano una componente essenziale per il Mare Nostrum. In secondo luogo, la Turchia deve avere un ruolo diverso in Euromed: non più Paese associato bensì membro della Ue.

Il processo di Integrazione Euromediterranea potrà trovare nuova linfa solo con l’innesto di nuove energie, che possono provenire solo da Stati che possano vedere in tale progetto di cooperazione uno strumento funzionale ai loro interessi. Questi nuovi stimoli possono giungere solo dagli Stati del Mediterraneo orientale, l’area del Mare Nostrum che presenta ancora i maggiori margini per lo sviluppo e la crescita.

A tal riguardo, la notizia del muro abbattuto a Cipro può essere provvidenziale. Tale evento, infatti, potrebbe indurre le cancellerie europee a volgere lo sguardo verso il Mediterraneo orientale. Tale evento potrebbe essere il preludio a due importanti risvolti in chiave politica e diplomatica: la riunificazione di Cipro e la ripresa del negoziato per l’adesione della Turchia all’Unione europea. Fattori determinanti per il rilancio della dimensione mediterranea dell’Ue, che potrebbero perciò convincere Bruxelles a conferire valore strategico al Mare Nostrum e quindi a rilanciare il processo Euromed.


La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006


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