Israele, il programma nucleare risale agli anni '50
di Rudy Caparrini
Pagine di Difesa 19 gennaio 2005

La recensione del libro di Zaki Shalom "Between Dimona and Washington: The Development of Israel's Nuclear Option, 1960-68", pubblicata sul quotidiano israeliano Ha'aretz venerdì 14 gennaio, offre l'occasione per approfondire la questione, delicata e controversa, del programma nucleare israeliano.

A parte la poca attenzione prestata in Italia, del tutto normale considerando la scarsità della ricerca storica sul Medio Oriente contemporaneo nel nostro paese, ciò che sorprende è l'assoluto silenzio su detto argomento a livello europeo. Viene spontaneo chiedersi come mai certi Stati amici del mondo arabo, la Francia in particolare, non hanno mai posto l'accento sullo sviluppo del programma per l'energia atomica in Israele.

L'atteggiamento di Parigi è comprensibile solo dopo avere letto il libro "Israel and the bomb" di Avner Cohen, pubblicato nel 1998. Lo studio attento svolto dall'autore, basato su documenti fino ad allora inediti, ha contribuito a fornire notizie storiche di immenso valore.

Nel suo libro Cohen conferma che Israele già negli anni Cinquanta sviluppò un programma per realizzare armi nucleari. Il progetto prese avvio nel 1955 per volontà di Ben Gurion, convinto che il possesso dell'arma atomica fosse vitale per garantire la sicurezza del suo Stato. Per l'avvio del programma fu decisivo l'accordo siglato con gli Usa il 12 luglio 1955, in base al quale Washington si impegnava a sostenere i piani israeliani nell'ambito dell'iniziativa "Atoms for peace", lanciata dal presidente Eisenhower l'anno precedente. Dopo la crisi di Suez del 1956 il rapporto tra Usa e Israele conobbe un brusco raffreddamento. Di conseguenza Washington bloccò gli aiuto per l'avanzamento della ricerca nucleare.

Israele riuscì ugualmente a portare avanti il programma grazie al sostegno di un'altra grande potenza occidentale: la Francia. Col supporto di scienziati e tecnici francesi fu iniziata nel 1958 la costruzione del reattore di Dimona, nel sud del paese. Ben Gurion affidò il coordinamento dell'iniziativa a Shimon Peres, giovane direttore generale del ministero della Difesa. Ben Gurion e Peres percorsero con convinzione la via della collaborazione privilegiata con la Francia a discapito della intesa con gli Usa. Parigi divenne la principale fornitrice di armi a Tel Aviv. L'aeronautica militare israeliana poté contare sui sofisticati modelli di aerei da combattimento di produzione francese: Mirages, Mystères, Ouragan.

Gli americani, tenuti all'oscuro delle reali funzioni della centrale di Dimona, vennero a conoscenza della capacità nucleare israeliana solo nel dicembre 1960, quasi tre anni dopo l'inizio dei lavori. Solo la testimonianza di Henry Gomberg (fisico nucleare docente all'università del Michigan nonché consulente della Commissione Israeliana per l'energia atomica) mise la Cia al corrente dei progressi compiuti dallo Stato ebraico in materia di ricerca nucleare. Le amministrazioni americane - prima Eisenhower poi Kennedy - reagirono con durezza ma Israele andò avanti nel suo progetto, forte del pieno appoggio francese.

Conoscendo con esattezza questa pagina di storia si capisce perché molte potenze hanno interesse a non indagare sullo sviluppo di quello che fu chiamato il "Progetto Dimona". La Francia, che dopo il 1967 divenne ottima amica del mondo arabo, si troverebbe in grosso imbarazzo in caso di pubblicazione dei documenti di archivio. Parigi adotta da sempre una tattica difensiva sul Medio Oriente, badando a evitare la diffusione di atti compromettenti. Non a caso, solo per i fatti accaduti nella regione viene posto un limite speciale (sessanta anni) per poter accedere ai documenti dell'archivio francese. Una disposizione restrittiva, che evidenzia il timore di svelare retroscena imbarazzanti.

Gli Usa, da parte loro, non hanno alcun interesse ad approfondire la materia, poiché dopo il 1967 hanno fornito a Israele supporto politico, economico e tecnologico. Il tema del programma nucleare di Israele, che pure sarebbe argomento di grande attualità, non ha mai scatenato battaglie politiche di particolare gravità. L'opinione pubblica mondiale se ne è ricordata solo di recente, quando è stato scarcerato Mordechai Vanunu, il tecnico israeliano che svelò i segreti di Dimona.

La questione è troppo compromettente per essere affrontata e così Israele, certo della neutralità benevola da parte della Francia, sa bene che potrà continuare la sua ricerca in materia atomica. Lo Stato ebraico è cosciente che potrà beneficiare di una sorta di deroga speciale rispetto ad altri Stati del Medio Oriente, che si vedono bloccati nello sviluppo del programma nucleare.

Non intendiamo esprimere alcun giudizio di merito su tale delicato argomento. Lo Stato ebraico può avere tutte le ragioni per affermare che il progetto nucleare è decisivo per garantire la sicurezza. Crediamo soltanto che all'opinione pubblica mondiale si dovrebbero raccontare con esattezza i fatti storici. Si dovrebbe semplicemente ammettere che Israele ha avviato il programma atomico fin dagli anni Cinquanta.


La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006


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