Iraq, epurare gli iscritti al partito Baath è un errore
di Rudy Caparrini
02 settembre 2005

La strage del 31 agosto a Bagdad, con centinaia di pellegrini morti calpestati da una folla in preda al panico, è l'emblema del caos che regna in Iraq. Le cose stanno andando diversamente da quanto credevano le potenze occupanti. L'approvazione della bozza della nuova Costituzione, che doveva rappresentare il momento culminante nella rinascita del paese, ha invece originato nuove tensioni. Il testo, che sarà sottoposto a referendum il 15 ottobre, è stato votato soltanto dai delegati sciiti e curdi. Gli arabi sunniti, minoranza nel paese ma detentori del potere fin dall'800, hanno annunciato il voto contrario nell'imminente consultazione popolare. Fra i molti paragrafi criticati dagli arabi sunniti vi sono quelli relativi al partito Baath, l'apparato facente capo a Saddam Hussein che ha dominato il paese dal 1968. L'articolo sette dichiara fuori legge i gruppi che esortano al razzismo o al terrorismo "specialmente il partito Baath saddamista e i suoi simboli". L'articolo 132 prevede la prosecuzione dell'attività della commissione incaricata di rimuovere i membri del partito Baath dagli incarichi di governo.

Gli arabi sunniti avevano chiesto garanzie per i membri del partito Baath di basso e medio livello, sostenendo che l'epurazione doveva riguardare solo i gerarchi del regime di Saddam. I sunniti, inoltre, ritengono che l'inserimento di una simile norma nella costituzione sia stato un eccesso che si poteva evitare. Il rancore di curdi e sciiti verso Saddam e il Baath è comprensibile, giacché il regime deposto si è macchiato di crimini orribili. Basti ripensare al genocidio dei curdi, uccisi a migliaia dalle armi chimiche ad Halabja nel marzo 1988. Oppure al massacro di sciiti avvenuto in seguito alla rivolta del 1991. Nessuno al mondo intende difendere la dittatura di Saddam, neppure gli arabi sunniti iracheni. Le obiezioni di questi ultimi possono essere comprese riuscendo a scindere due concetti simili ma non uguali: "desaddamizzazione" e "debaathizzazione". La storia del Baath non si limita a Saddam. Il partito, il cui nome in arabo significa "rinascita", nacque in Siria nel 1940 ispirandosi ai principi del socialismo e del nazionalismo arabo. Il fondatore fu Michel Aflaq, un insegnante di religione cristiana greco ortodossa nativo di Damasco. Il Baath si fondava su principi secolari e non conferiva valore centrale alla religione.

Alì Nasir al-Din, braccio destro di Aflaq, ebbe ad affermare che "l'arabismo è la religione del nazionalista arabo". I cristiani hanno sempre goduto di ampio credito nel Baath. Il fondatore Michel Aflaq fu ammirato da generazioni di discepoli, di ogni confessione. Molti altri cristiani sono stati ai vertici del partito in tempi recenti. L'esempio più evidente è stato Tarek Aziz, numero due del regime iracheno per molti anni. L'ideologia del Baath non discriminava neppure i musulmani sciiti. Spiega bene Charles Tripp ("A history of Iraq", Cambridge University Press) che il partito socialista arabo in Iraq trovò proseliti soprattutto fra i giovani sciiti, che lo ritennero adeguato per guidare il paese verso lo sviluppo e la modernizzazione. Il Baath in Iraq fu fondato nel 1951 e il suo primo leader fu Fuad Rikabi, un giovane ingegnere sciita di Nassiryia. Gli sciiti sono ascesi ai vertici del Baath anche in Siria. La famiglia Assad, infatti, appartiene alla minoranza degli Alawiti, uno dei molti gruppi dell'universo sciita. In questi ultimi tempi il Baath viene considerato fautore del fondamentalismo islamico di marca sunnita, paragonabile al wahabismo cui si ispira al-Qaeda. L'accostamento è inappropriato ripensando al fatto che durante l'era di Saddam si è consumato il genocidio dei curdi, che sono in gran parte musulmani sunniti. Lo sterminio non si è certo basato sul criterio della fede religiosa.

In Iraq il Baath ha conosciuto una netta involuzione e i principi di Aflaq sono stati soppiantati da una gestione del potere di stampo criminale. Il clan di Tikrit, affermatosi fin dai tempi di Hassan al-Bakr, predecessore di Saddam, ha monopolizzato i posti di comando, eliminando ogni genere di opposizione. La tessera del Baath era divenuta obbligatoria per lavorare nella burocrazia, nell'esercito, in polizia. Di conseguenza, molti iracheni si erano iscritti al partito per necessità, non per convinzione. Al momento della caduta di Saddam si contavano circa tre milioni di iscritti al Baath. Non tutti erano criminali e meritevoli di essere esclusi dalla vita pubblica. Nel futuro Iraq, che dovrà essere totalmente "desaddamizzato", il reinserimento degli ex baathisti è assolutamente essenziale. Non è conveniente per nessuno emarginare tre milioni di persone, peraltro capaci di usare con abilità le armi e forti di legami clientelari che il ruolo nella burocrazia e nell'esercito aveva loro conferito. L'Iraq ha bisogno dei militari e degli ex poliziotti affiliati al Baath, forze di sicurezza ben addestrate e capaci di prevenire stragi dovute al panico, come quella che si è consumata il 31 agosto.


La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006


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