“Sarà una lotta serrata”
di Rudy Caparrini
Mondo Greco 9 settembre 2007

L’opinione di Antonio Ferrari sulle imminenti elezioni, dopo la tragedia degli incendi che ha martoriato la Grecia

Una settimana fa avevamo intervistato Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della Sera, a proposito delle imminenti elezioni politiche in Grecia, concentrandoci su questioni di natura prettamente politica quali le caratteristiche dei due partiti, i leader, il sistema elettorale greco. Non avevamo la minima idea che, da lì a pochissimi giorni, la Repubblica Ellenica sarebbe stata colpita da quella grande tragedia degli incendi a catena che hanno devastato il Peloponneso. Quanto accaduto ci impone, quindi, di affrontare con Ferrari la nuova situazione che si è venuta a creare.

Lei ha parlato di vero “atto di terrorismo”. Chi può avere interesse a creare una destabilizzazione così forte in un Paese come la Grecia, che sembrava lanciato verso il pieno decollo economico e sociale?

“Ho parlato di atto di terrorismo per due ragioni: perché credo che chi appicca gli incendi è un terrorista: uccide esseri umani, uccide animali, distrugge la natura, che è uno dei beni più preziosi che abbiamo; e poi perché certe coincidenze, certi fuochi simultanei appiccati nella notte giustificano molti sospetti. Magari è improprio parlare di un’unica strategia, sarebbe più corretto pensare ad una strategia diversificata, con obiettivi convergenti: piccoli interessi locali, grandi interessi speculativi, criminalità, invidie di carattere turistico, forse anche qualcosa di peggio anche perché siamo in vista delle elezioni. Senza dimenticare il gran caldo e il vento impetuoso. Dieci giorni fa avevo detto che il premier Karamanlis aveva annunciato il ricorso anticipato alle urne, dopo aver calcolato che poteva vincerle. Ma oggi, dopo gli incendi, le aspre polemiche sull’inefficienza nell’affrontare la situazione, molte cose sono cambiate. Ora, i due grandi partiti, Nea Demokratia e Pasok, sono quasi appaiati. Un leader dell’opposizione mi ha detto: ‘Sarà come un derby’. Credo abbia ragione”.

Se davvero fosse terrorismo, perché proprio il Peloponneso?

“Perché il Peloponneso è lo scrigno archeologico più ricco ed è la regione più bella e varia di tutta la Grecia. Mare, montagna, colline, laghetti, torrenti. Una delizia. Vien sempre da pensare: come mai si colpiscono sempre le zone più affascinanti? Logico coltivare sospetti, senza cadere nella trappola delle teorie cospirative”.

Che impatto avrà questa tragedia sulle elezioni?

“Notevole, indubbiamente. E questo ci fa capire come tutto, in questo nostro mondo che corre troppo e pensa poco, può cambiare in poco tempo, in un attimo. Anche le analisi politiche si consumano in fretta, perché di idee-forza ne sono rimaste poche. Avverto poi, anche in Grecia, un clima di stanchezza per la politica tradizionale. La manifestazione di protesta convocata ad Atene con e-mail e sms, con i dimostranti vestiti di nero, è l’esempio che parte della società civile si muove e protesta senza il bisogno di convocazioni ufficiali. L’opinione pubblica, in una democrazia, conta eccome. Che i partiti ne tengano conto!”

Davvero il governo Karamanlis non ha gestito bene l’emergenza?

“Vi sono state indubbie manchevolezze, forse l’emergenza ha colto molti di sorpresa. E questo può avere gravi ripercussioni politiche. Penso spesso all’assedio del fuoco ad Olimpia e, con sconfinata gratitudine, al coraggio di quei 12 pompieri, guidati dal comandante Fotis, ai quali si deve la salvezza del sito archeologico che appartiene a tutti noi, alla nostra memoria, alla nostra anima”.

Il Pasok ha subito accusato il governo in maniera pesante. Non sarebbe stato meglio attendere la fine dell’emergenza prima di lanciare strali polemici in una situazione tanto drammatica?

“Che l’opposizione sfrutti con ogni mezzo le carenze del governo mi pare inevitabile. Accade in tutto il mondo, c’è poco da stupirsi. Anzi, in generale è un bene che vi sia un’opposizione forte, che controlla, accusa, e quando necessario denuncia. E poi, siamo sinceri: la solidarietà nazionale è un obiettivo spesso irraggiungibile. In politica, rinunciare al cinismo è quasi impossibile”.

Vi è il rischio di innescare tensioni in un sistema politico caratterizzato da un notevole rispetto reciproco fra i contendenti?

“Sì, anche se passata l’emergenza credo che si potrà tornare su un binario di reciproco rispetto. Certo, quando sai che il risultato delle elezioni è incerto, che insomma te la puoi giocare, le cortesie fra gentiluomini svaniscono”.

Chiudiamo con una domanda di politica internazionale. Quale opinione hanno i greci di Abdullah Gul, che è stato appena eletto presidente della Turchia?

“Credo che il giudizio sul neopresidente Gul sia positivo. Lo è per i leader politici dei vari partiti greci, ma anche la gente pensa che un leader islamico moderato e ragionevole sia meglio di quello che i greci, parlando di Turchia, definiscono “lo stato profondo”. In sostanza, le Forze armate”.


La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006


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