Intervista a Sergio Coggiola, direttore del mensile in lingua italiana Eureka
Sergio Coggiola è direttore di Eureka, il mensile in lingua italiana edito in Grecia, che offre informazione culturale, economica e politica alla popolazione locale e agli italiani che arrivano e vivono nella Repubblica Ellenica. Coggiola è quindi un addetto ai lavori che conosce bene la Grecia contemporanea. Perciò Mondo Greco lo ha intervistato per avere un’opinione ulteriore per sapere come il popolo ellenico si stia preparando alle elezioni del 16 settembre.
Negli ultimi anni, la competizione politica in Grecia era caratterizzata da un notevole rispetto reciproco fra gli avversari. Che clima si respira, invece, in questa occasione?
Aria di forte polemica da parte di Papandreu che non risparmia accuse pesanti al governo e al primo ministro. Karamanlis, da parte sua, quasi non risponde alle provocazioni e va avanti per la sua strada. Se negli ultimi anni si è stabilito un “reciproco rispetto” lo si deve soprattutto agli ultimi protagonisti della campagna elettorale. Papandreu figlio non ha il carisma del padre, prima di lui Simitis sembrava un accademico prestato alla politica, poco incline alle arringhe oceaniche. Karamanlis, da parte sua, è un uomo dal carattere mite, quasi pacioccone. L’interrogativo è: sono entrambi conseguenze dei tempi nuovi, più “moderni” che respira la Grecia, oppure, in questo momento, a loro non c’è alternativa?
A parte la tragedia degli incendi nel Peloponneso, quali sono stati i temi principali su cui si sono confrontate le forze politiche in questa breve campagna elettorale?
Diciamo che la tragedia degli incendi l’ha fatta da padrone. Eppure nonostante il fatto che il prossimo governo dovrà affrontare una emergenza nazionale nessuno ha spiegato nei dettagli che cosa ha intenzione di fare per quelle zone desertificate. Entrambi si sono nascosti dietro il dito dei “cambiamenti climatici”. I temi principali? Tutto lo scibile sociale e politico: riforma delle pensioni, stato sociale, taglio delle tasse, nuovo sviluppo sostenibile, aiuto alla piccola e media impresa, rapporti con la Turchia e con Fyrom. Insomma tutto e quasi nulla. Sembra finito il tempo delle grandi battaglie ideologiche: destra contro sinistra, reazione contro progresso. Penso che la Grecia stia entrando in una nuova fase politica (nuova legge elettorale) e sociale (società ricca ma non produttiva) ma che ancora la classe politica e l’elefantiaca burocrazia non l’abbia ancora capito, o meglio non lo voglia capire. La contraddizione tra libera economia di mercato e resistenza dei monopoli prima o poi verrà a scoppiare.
Secondo lei, è possibile che si possa creare una situazione cui siamo abituati noi in Italia, ovvero che nessuno dei grandi partiti possa avere la maggioranza assoluta in Parlamento?
La nuova legge elettorale, votata dal governo Simitis, è alquanto astrusa. E cioè: affinché il primo partito abbia una maggioranza risicata (151-153 seggi) deve superare il 42% dei consensi. Ma non solo: il primo e il secondo partito devono sommare una percentuale di voti che vada oltre l’80%. A complicare il quadro è il LAOS (partito di estrema destra, nazionalista e ortodosso), e cioè il quinto incomodo. Infatti, la governabilità dipenderà anche se entrerà, oltre ai soliti quattro partiti (ND, Pasok, KKE e Sinistra democratica), anche questo partito i cui seggi verranno sottratti al primo partito. Karamanlis ha già esclusa qualsiasi forma di collaborazione (qui la coalizioni hanno sempre portato il Paese nel caos), Papandreu è stato più possibilista. Dunque è possibile che si possa ritornare alle elezioni. In questo caso, il “reciproco rispetto” verrà riposto nel cassetto.
Karamanlis aveva convocato le elezioni anticipate al fine di avere una maggioranza più solida per portare avanti il suo programma. Crede che il premier si sia pentito di tale scelta?
Karamanlis ha convocato le elezioni anticipate per prendere in contropiede il Pasok. Fino ad oggi non aveva alcun problema di maggioranza, ma voleva avere le mani libere prima di dicembre quando si voterà la nuova legge finanziaria. I conti non gli permettevano di varare una legge con capitoli di spesa in funzioni di eventuali elezioni in primavera. Inoltre il governo deve mettere assolutamente mano alla riforma delle pensioni, deve rompere diversi monopoli pubblici, deve tagliare rami secchi dell’apparato statale.
Alcuni giornali stranieri hanno parlato di Karamanlis uscito vincitore del dibattito televisivo fra i leader di partito. Ci può confermare questa impressione?
All’esordio Karamanlis aveva la bocca impastata e non ha certamente risposto con efficacia alla domanda, sforato il tempo a sua disposizione. Papandreu è stato più efficace. Il punto è un altro: questo dibattito ha spostato elettori indecisi? ? chi lo può verificare? Qui i sondaggi hanno un valore molto relativo e sono in molti a dubitare sulla loro “ellenica” scientificità.
Chiudiamo con un accenno all’Italia. Negli ultimi anni i governi di Roma e Atene hanno intrapreso alcune iniziative assieme, quali il gasdotto e la battagli per il recupero delle opere d’arte sottratte dalle potenze occupanti. Crede che la collaborazione fra Italia e Grecia possa proseguire in futuro?
Ne sono convinto, come ne sono convinti tutti coloro che si occupano di rapporti bilaterali. Penso comunque che, quale secondo partner commerciale della Grecia, l’Italia dovrebbe avere maggior attenzione per quanto succede ad Atene. Per un interessante fenomeno si assiste ad una riduzione della presenza italiana e un aumento di quella ellenica in Italia: numerose infatti sono le società elleniche che hanno acquisito società italiane. Vendiamo know-how ma perdiamo quote di mercato.
La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006