Grecia, posizione geopolitica cruciale
di Rudy Caparrini
Pagine di Difesa 3 marzo 2008

Non vi sono dubbi che l’argomento cardine della politica internazionale sia la questione del Kosovo, che ha proclamata unilateralmente l’indipendenza il 17 febbraio senza il consenso della Serbia, autorità sovrana fino ad oggi sulla regione a maggioranza albanese. Il grande clamore sollevato dal caso del Kosovo ha riportato al centro dell’interesse geopolitico i Balcani. Il rinnovato interesse della diplomazia internazionale per questa area geografica, caratterizzata dall’esistenza di un perenne equilibrio precario, è destinato a sortire importanti conseguenze. Fra gli effetti che se ne possono dedurre, vi è la presa d’atto che, ora più di sempre, un ruolo di crescente importanza sarà appannaggio della Grecia, nazione emersa come leader e punto di riferimento della regione.

Negli ultimi anni, infatti, i governi che si sono succeduti ad Atene hanno impegnato molte risorse nei Balcani, sia in ambito diplomatico sia sotto il profilo economico. Dal punto di vista politico, la Grecia svolge un ruolo da protagonista per mezzo del Patto per la stabilità dell'Europa sud-orientale (Spsee), un'intesa multilaterale costituita nel 1999 per iniziativa dell'UE sotto gli auspici dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) che ha fa i suoi scopi la promozione della democrazia e dei diritti umani, lo sviluppo economico e la coesione sociale in un contesto stabile e sicuro. I paesi destinatari del piano d'intervento sono: Albania, Bosnia, Bulgaria, Croazia, Serbia, Montenegro, la Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia (Fyrom), Romania, Moldavia.

In ambito economico, a partire dal 2002 la Grecia ha investito somme ingenti medianti il progetto di ampio respiro noto come Hiperb (Piano ellenico per la ricostruzione economica dei Balcani), destinato ai seguenti Paesi: Albania, Bosnia, Bulgaria, Jugoslavia, Serbia, Montenegro, Macedonia, Romania. Il governo greco ha stanziato 550 milioni di euro per favorire lo sviluppo economico degli stati menzionati. Di fronte a questi dati di fatto, appare evidente che Atene dovrà per forza essere tenuta in considerazione dalle grandi potenze e dalle organizzazioni internazionali per ogni mossa di rilievo da compiere nei Balcani.

Non è un caso che gli Usa e la Nato stiano esercitando forti pressioni sul governo di Atene per il riconoscimento del Kosovo. L’assenso del governo greco alla nascita del nuovo stato balcanico avrebbe valore decisivo avrebbe valore determinante per sbloccare la questione, in virtù degli ottimi rapporti fra Grecia e Serbia. Atene è il principale partner economico di Belgrado e il governo greco si sta adoperando diplomaticamente per fare in modo che la Serbia possa entrare a pieno titolo sia nella Nato sia nell’Unione Europea.

Il governo ellenico, da parte sua, è cosciente del un ruolo geopolitico rilevante che gli è proprio nella fattispecie. L’esecutivo ellenico, guidato dal conservatore Costas Karamanlis, sta tenendo un atteggiamento estremamente prudente riguardo al Kosovo. Al momento, la linea ufficiale di Atene, come ha spiegato il ministro degli Esteri Dora Bakoyannis, è di non pronunciarsi sul riconoscimento del neonato Stato, in attesa di osservare cosa decideranno di fare gli atri Stati membri dell’Unione Europea.

La prudenza dell’esecutivo di Karamanlis è senza dubbio dettata anche dal fatto che, soprattutto negli ultimi anni, si sono creati legami sempre più solidi fra Grecia e Russia. Atene e Mosca, infatti, hanno siglato importanti intese, soprattutto stabilendo una forte cooperazione per ciò che concerne il tema cruciale dell’energia, fra cui spicca l’accordo per la costruzione del grande oleodotto Burgas-Alexandroupoli, che consentirà al greggio estratto in Russia di approdare fino al Mediterraneo. È normale, quindi, che Atene non abbia alcun motivo per prendere una posizione tanto netta contro Mosca sulla questione del Kosovo. Oltretutto, la Grecia fa parte di un’altra importante realtà regionale: l’Organizzazione per la cooperazione economica del Mar Nero (Bsec), di cui la Russia è de facto il principale azionista.

È opinione diffusa che il governo di Atene stia cercando di sfruttare la situazione in modo di chiedere una moneta di scambio di natura politica. Cosa potrebbe chiedere la Grecia alla Nato e agli Usa per riconoscere ufficialmente il Kosovo? In questo momento, Atene ha molte carte da giocare, poiché la Repubblica Ellenica si trova coinvolta, con ruolo di assoluta protagonista, in due delle più importanti questioni di politica internazionale: Cipro, divisa dal 1974 in una parte greca e una turca, e il contenzioso con la ex Repubblica Yugoslava di Macedonia, che la Repubblica Ellenica accetta sono con l’acronimo di Fyrom.

Entrambe le questioni sono da considerare motivi di assoluto interesse nazionale per la Grecia, Paese dove il sentimento patriottico è forte e radicato in maniera profonda. Il 3 marzo è prevista la vista ad Atene da parte di Jaap de Hoop Scheffer, segretario generale della Nato. È presumibile che in tale occasione il premier ellenico Karamanlis ponga sul tavolo le sue richieste e l’Alleanza Atlantica dovrà tenere sicuramente in conto. Nel contesto attuale la Grecia è oggi più che mai un tassello fondamentale della Nato e il contributo di Atene è assai importante per tenere sotto controllo i Balcani.


La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006


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