Euromed, occasione per il rilancio dell'Unione Europea
di Rudy Caparrini
Pagine di Difesa 16 giugno 2005

Prima ancora di nascere, la Costituzione europea è già morta, affossata dalla doppia vittoria del "no" nei referendum in Francia e Olanda. Nonostante le dichiarazioni scontate di capi di governo e commissari europei, secondo i quali il processo di ratifica dovrebbe comunque proseguire il suo iter, appare evidente che tale bozza non ha più alcun valore reale. Senza spremersi troppo le meningi, si capisce bene che non potrà mai sorgere un'Europa con capacità politica senza la partecipazione di Parigi e Amsterdam. Ne consegue che il trattato europeo, anche se venisse ratificato in tutti gli altri Stati, non potrebbe mai essere efficace.

In ogni caso, non tutto il male viene per nuocere. La storia insegna che il fallimento del progetto della Comunità europea di difesa (Ced), tramontato nel 1954 a causa del voto contrario da parte del Parlamento di Parigi, indusse i governanti dell'epoca a cambiare strategia, abbandondando l'opzione di una cooperazione di tipo militare. Sei paesi (Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo) scelsero di puntare su una più stretta cooperazione in materia di economia fondando la Comunità economica europea (Cee), che è divenuta un modello di integrazione ammirato da tutto il resto del mondo.

Gli attuali decision-makers del vecchio continente sono obbligati a riflettere sui motivi della loro sconfitta. Occorre prima di tutto ripensare alla struttura burocratica di Bruxelles, un apparato troppo costoso e poco efficiente, che per questo è visto con sospetto dal cittadino comune.

Per salvare la costruzione europea, i capi dei governi devono agire in modo da conciliare due esigenze spesso divergenti: mantenere un alto profilo politico, che guardi al futuro oltre che al presente; ottenere un successo immediato in materie chiave, che toccano da vicino gli interessi della gente. La coesistenza di questi due obiettivi non è semplice ma, per una serie circostanze, neppure impossibile.

Bruxelles può agire immediatamente, senza bisogno di creare nuovi e complessi strumenti burocratici, bensì rafforzando una struttura che già esiste: quella dell'integrazione Euromediterranea (Euromed). Nel contesto del processo di Barcellona la Ue può fornire risposte importanti a parecchi degli interrogativi che i cittadini vanno cercando.

In ambito Euromed si potrebbe costruire un progetto di portata storica, che possa assegnare alla Ue una posizione di primo piano nei futuri assetti geopolitici planetari. Il Consiglio europeo (l'organo dei capi di stato e di governo dei 25 membri della Ue), potrebbe finalmente riuscire ad adottare una politica estera e di sicurezza comune, facendo del Mediterraneo la sua priorità. In tal modo il vecchio continente acquisirebbe un ruolo di cruciale valore strategico, ponendosi come ponte fra la cultura occidentale e l'Islam. Bruxelles potrebbe gettare le basi per divenire il crocevia della diplomazia a livello mondiale, il luogo dove le due culture dimostrano, in modo concreto, che la tolleranza reciproca è stata capace di sconfiggere la logica irrazionale dello scontro fra civiltà.

Un dialogo costruttivo con il mondo musulmano, oltre che in proiezione storica, sarebbe senza dubbio funzionale per trattare con maggiore efficacia temi più spiccioli, quali l'immigrazione e la sicurezza. Bruxelles potrebbe costruire, insieme ai paesi della sponda meridionale del Mare Nostrum, una struttura di polizia internazionale in grado di prevenire sbarchi massicci di immigrati clandestini. Il controllo delle frontiere marittime, a sua volta, avrebbe ripercussioni sulla delicata questione della sicurezza, strettamente legata all'immigrazione. In tal maniera, il cittadino comune potrebbe finalmente pensare che la Ue è davvero utile, perché può risolvere i problemi quotidiani.

Il complesso Euromed, inoltre, meriterebbe di essere emulato per le attenzioni che dedica a un settore di valenza cruciale troppo dimenticato da Bruxelles: la cooperazione a livello culturale. Il processo di Barcellona ha costituito la Fondazione per il dialogo fra culture, che si pone proprio il compito di lavorare per creare una maggiore cooperazione fra i popoli, che devono divenire i veri protagonisti del processo di integrazione. Nessuno può garantire se il sogno diverrà realtà, ma in ogni caso siamo di fronte a un tentativo di ricercare una via alternativa allo strapotere della tecnocrazia, che invece sta ingessando la Ue. Bruxelles, invece, aveva predisposto un allargamento in tempi troppo rapidi, incurante delle differenze di genere culturale fra le varie nazioni.

Se l'Unione europea farà tesoro dei suoi errori, allora l'insuccesso della Costituzione potrà tramutarsi in un valore positivo. A chi afferma che si perduta un'occasione storica, che meritava di essere colta al volo, si può replicare in modo semplice: perdere un treno può essere grave, ma prenderne uno che va nella direzione opposta è ancora peggio.


La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006


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