Per i greci (e per tutti i filellenici) questo Campionato Europeo ha rappresentato una delusione enorme. E’ inutile nascondersi dietro attenuanti inaccettabili e dire con chiarezza ciò che è verità inappellabile: la nazionale ellenica ha fallito miseramente la prova del nove! Dopo l’indimenticabile successo a Portogallo 2004, questo torneo doveva rappresentare il momento della consacrazione e della conferma a livello internazionale. La squadra di Rehhagel, dopo avere conseguito la qualificazione in maniera brillante, era chiamata a ribadire il suo valore in termini assoluti, al fine di mostrare di avere compiuto il salto di qualità.
Invece, le cose sono andate decisamente male. Nessuno si illudeva di ripetere il trionfo del 2004, impresa fra le più incredibili nella storia del calcio. Tuttavia, era lecito pensare di fare almeno una buona figura. Cosa non è avvenuta. Pertanto, la spedizione di Euro 2008 deve essere considerata come negativa, senza mezzi termini.
Per una Grecia dell’era pre-Rehhagel, quella che raramente riusciva ad arrivare alla fase finale della manifestazioni internazionali, la valutazione sarebbe stata differente. Due qualificazioni consecutive alla fase finale dell’Europeo potevano essere considerate di per se un buon traguardo. Ma stavolta la situazione era diversa. La Grecia si presentava come campione in carica ed aveva perciò una responsabilità differente. Il detentore del titolo, infatti, ha sempre e comunque il dovere di essere all’altezza del compito.
Purtroppo, la nazionale ellenica non ha fatto abbastanza. È inevitabile provare una profonda amarezza osservando invece la Turchia arrivare a un passo dalla finalissima. Nel girone di qualificazione, ci siamo mostrati migliori degli uomini di Terim. Il fatto che i turchi siano andati più avanti di noi in questo Europeo, ci obbliga a una valutazione comparata che provoca ulteriore rimpianto. Esprimendosi senza fronzoli, significa che la squadra di Rehhagel ha giocato al di sotto delle sue possibilità. A seguito di un risultato deludente, è pertanto opportuno compiere alcune riflessioni sostanziali sul futuro della nazionale ellenica.
Prima di tutto, si deve prendere atto che è finito un ciclo. Rendiamo merito ai campioni di Portogallo 2004, che per sempre avranno un posto d’onore nella storia dello sport ellenico. Ma adesso il tempo di molti di loro è finito. È il momento di dare fiducia alle nuove leve. D’altronde, la Grecia pare provvista di talenti in erba come lai lo era stata in passato. Nel 2007 la nazionale Under 19 è arrivata seconda al Campionato Europeo di categoria, guadagnandosi i meritati apprezzamenti da parte degli osservatori di tutto il continente. Quella nazionale, guidata da Alexis Alexiou, può divenire il serbatoio da cu attingere per allestire una compagine di alto livello. Vi sono molti giovanissimi calciatori ellenici destinati a fare grandi cose. Talenti eccelsi come Sotiris Ninis e Sokratis Papastathopoulos hanno già mostrato il loro valore (forse potevano essere pronti perfino a giocare già questo Europeo). Da loro si deve ripartire per aprire un nuovo ciclo.
È d’uopo spendere due parole in difesa di Rehhagel. Senza dubbio, il coach tedesco non è certo stato impeccabile in questo Europeo. Tuttavia, è altresì vero che al ct teutonico dobbiamo tantissimo. È opportuno ricordarsi di cosa fosse la nazionale greca prima del suo arrivo. Crediamo che Otto Rehhagel sia l’uomo giusto per avviare questo nuovo ciclo, che deve per forza cominciare con la qualificazione alla fase finale dei mondiali di Sudafrica 20010. Solo così potremo lavare l'onta della figuraccia rimediata a Euro 2008.
La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006