L’esecuzione di Saddam e l’inutile disputa fra Usa e Unione Europea
di Rudy Caparrini
Pagine di Difesa 3 gennaio 2007

Le reazioni alla notizia dell’esecuzione di Saddam Hussein hanno mostrato, ancora una volta, le divergenze esistenti fra Stati Uniti e Unione Europea. Washington ha espresso la sua approvazione incondizionata mentre Bruxelles ha professato un’avversione altrettanto eloquente. Entrambe le opinioni, pur se assolutamente differenti per forma e contenuti, rivelano comunque un denominatore comune. Sia gli Usa sia la Ue paiono avere prestato attenzione solo agli elementi di natura formale scaturiti dall’esecuzione dell’ex rais di Baghdad, senza sforzarsi di capirne la sostanza. Tanto Washington quanto Bruxelles hanno reagito assegnando risalto a motivazioni ideologiche (o presunte tali) che non presentano alcun carattere rilevante sotto l’aspetto politico. Nessuna delle due sponde dell’oceano ha posto in evidenza quello che è il nocciolo della questione: la morte di Saddam potrebbe creare ulteriori complicazioni per la risoluzione della crisi irachena.

Gli Usa hanno applaudito all’impiccagione dell’ex rais in maniera entusiastica. Il presidente americano Bush ha dichiarato, in maniera plateale, che “giustizia è stata fatta”. Una esternazione secondo lo stile tipico del cowboy, idonea per un governatore del Texas ma impropria per chi dal gennaio 2001 tiene in mano le redini della politica internazionale. Le parole di Bush hanno evidenziato che la decisione di uccidere il rais pare essere stata concepita a Washington piuttosto che a Baghdad. La condanna a morte di Saddam, per come il presidente americano si è espresso, si presenta come un atto che l’inesistente “governo legittimo iracheno” ha decretato per compiacere all’amministrazione Usa, vera forza dominante in Iraq.

In tal modo, il rischio derivante da questa ennesima ingerenza americana è che gli iracheni possano - ancora più di prima - detestare la sola superpotenza rimasta nel mondo, che fa il bello e il cattivo tempo in casa loro. La goffa esternazione di Bush espone Washington a critiche a livello internazionale, per la diversità di atteggiamento di fronte ai satrapi di tutto il mondo. Senza eccessivo sforzo, si potrebbe chiedere agli Usa perché sia stato giusto impiccare Saddam mentre si è permesso all’ex dittatore cileno Augusto Pinochet di morire di per cause naturali nel suo letto.

La linea scelta dagli Usa (contraddittoria e dilettantesca) poteva offrire una grossa opportunità all’Unione Europea per emergere con una posizione di grande spessore politico, degna di un soggetto che vuole contare di più sulla scena internazionale. Bruxelles poteva contestare le scelte americane e irachene in modo serio, guadagnando credibilità agli occhi del mondo. Invece, la Ue ha posto un’argomentazione piuttosto scialba, basata su ragioni etiche più che politiche. Secondo l’opinione dei governi europei, Saddam meritava di essere salvato nel nome della difesa della sacralità della vita di ciascun individuo. Un concetto senza dubbio lodevole sotto il profilo morale, emblema della grande tradizione che l’Europa può vantare in materia di diritti umani.

Tuttavia, la politica non può essere fatta solo con le buone intenzioni e le scelte fondamentali devono basarsi sul realismo politico. Le motivazioni ideologiche europee, d’altro canto, appaiono perfino paradossali se ripensiamo a certi fatti che riguardano direttamente alcuni Stati membri. Facile e scontata è la critica cui si espone l’Italia, oggi paladina della battaglia contro la pena capitale ma che, quando visse una situazione analoga a quella dell’Iraq di oggi, giustiziò Benito Mussolini senza alcun processo. Oltre a ciò, è d’uopo menzionare che, proprio in questi giorni, è entrata a far parte della Ue la Romania, protagonista nel 1989 di un altro episodio di giustizia sommaria: l’esecuzione del dittatore Nicolae Ceasescu.

Inoltre, in Europa non si è mai vista alcuna manifestazione di dissenso contro le tante di condanne a morte che vengono comminate ogni giorno in Cina, dove perfino la detenzione di materiale pornografico può essere punita con la pena capitale. Questi semplici esempi fanno pensare che pure la Ue utilizzi il tema della pena di morte in modo strumentale, comportandosi in modo diverso da quanto è solita dichiarare.

Washington e Bruxelles, assumendo posizioni pseudo-ideologiche riguardo all’esecuzione di Saddam, potrebbero avere ulteriormente complicato la difficile questione irachena. La scomparsa del rais potrebbe aggiungere nuovi problemi a quelli già esistenti. La guerra civile in seno alla popolazione, al momento intesa in modo non del tutto corretto come scontro fra sunniti e sciiti, potrebbe inasprirsi e dividersi in due nuove categorie: collaborazionisti e resistenti nazionalisti contro le potenze occupanti.


La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006


Articoli e dossier

Home page