Egeo, la Turchia sceglie la diplomazia
di Rudy Caparrini
Pagine di Difesa 15 aprile 2005

Venerdì 8 aprile uno dei più influenti uomini politici turchi, il presidente dell'Assemblea nazionale Bulent Arinc, ha affermato i tempi sono maturi per revocare lo stato di "minaccia di guerra" contro la Grecia, dichiarato dal parlamento turco l'8 giugno 1995. Arinc ha affermato che, essendo mutate le condizioni generali rispetto a dieci anni or sono, adesso è opportuno rivalutare il provvedimento che autorizzava il governo all'uso della forza in caso di contenzioso riguardo alla sovranità sulle acque del mar Egeo.

I responsabili della politica estera della Turchia, primo fra tutti il ministro degli Esteri Abdullah Gul, hanno cercato di minimizzare le dichiarazioni di Arinc. Il capo della diplomazia di Ankara ha dichiarato che, ferma restando l'intenzione di proseguire nei negoziati bilaterali, quella di Arinc è un'opinione personale, che non implica una revisione della politica turca riguardo all'Egeo.

La smentita di Gul era ampiamente prevedibile. In Turchia il nazionalismo è molto forte e la dichiarazione del presidente del Parlamento potrebbe sembrare una sorta di resa di fronte a un nemico storico come la Grecia. Un cedimento più che mai inaccettabile poiché è tuttora in corso la trattativa per Cipro, una questione su cui la Turchia sarà davvero costretta a fare un passo indietro rispetto al passato. La scelta di una linea prudente sull'Egeo rischierebbe di apparire arrendevole, un vero tradimento rispetto agli interessi nazionali.

In realtà, la dichiarazione di Arinc è perfettamente in sintonia con le intenzioni del governo di Ankara. La conferma si è avuta pochi giorni dopo, esattamente il 13 aprile, quando Gul e il suo collega greco, Petros Molivyatis, hanno sottoscritto un patto che istituisce una linea diretta per colloqui ai più alti livelli, in caso di violazioni dello spazio aereo e altri eventuali motivi di controversia. Tale accordo evidenzia che Turchia e Grecia hanno "de facto" rifiutato l'opzione militare per il contenzioso nel Mar Egeo.

Il premier turco Tayyp Erdogan ha deciso che l'adesione del suo paese all'Unione Europea deve essere la priorità dell'esecutivo da lui guidato. Il capo del governo di Ankara sa bene che il disco verde da Bruxelles non potrà mai giungere se non risolvono i problemi storici con la Grecia, stato membro della Ue e adesso assurta al rango di punto di riferimento per i Balcani.

I decision-makers turchi paiono avere compreso che solo con mezzi politici si potranno centrare obiettivi capaci di garantire il salto di qualità. L'ingresso nel club europeo è un traguardo di valore storico, che Erdogan non intende farsi sfuggire. Per il popolo turco i vantaggi che sortiranno dall'adesione saranno nettamente superiori ai costi. Un'analisi condotta dall'emittente televisiva Bloomberg, fonte autorevole in materia di economia, sostiene che la Turchia, una volta entrata nella Ue, potrebbe beneficiare di aiuti finanziari per oltre venti miliardi di euro.

Erdogan, che oltre che un leader carismatico è un politico dalle grandi ambizioni. Sa bene che si può cedere su questioni di principio, che in fondo non comportano un costo eccessivo in termini materiali. Il leader turco dovrebbe fare proprio il concetto proclamato a suo tempo dall'ugonotto Enrico di Borbone, che non esitò a rinnegare la propria fede in cambio del trono di Francia, proclamando la storica frase "Parigi val bene una messa". Da parte sua, Erdogan può sostenere che "Venti miliardi di euro valgono bene poche miglia di acque territoriali dell'Egeo.


La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006


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