Quale futuro per Cipro?
di Rudy Caparrini
Mondo Greco 21 luglio 2008

20 luglio 1974: l’esercito turco invade Cipro. Da quel momento il 36,2% del territorio dell’isola è sotto occupazione militare turca. Un periodo difficile per Cipro. Anni di tensioni laceranti, di drammi grandi e piccoli. Una questione che rimane tuttora aperta.

In occasione di tale triste ricorrenza, cerchiamo di esporre brevemente ai lettori di MondoGreco quali sono le prospettive per il futuro dell’isola. Lo facciamo insieme con il collega Dimitri Deliolanes, corrispondente da Roma della radiotelevisione pubblica greca ERT. Uno che Cipro la conosce come pochi, essendosene occupato professionalmente da molto tempo.

Partiamo dalla situazione interna. I leader delle due comunità sono tornati ad incontrarsi. Possiamo essere ottimisti o è meglio essere cauti?

Il Presidente della Repubblica di Cipro Dimitris Christofias ha parlato di “cauto ottimismo”. C’è, in effetti, un certo ottimismo da quando la comunità greco-cipriota ha preso l’iniziativa per uscire dall’immobilismo. Da marzo, Christofias, nella veste di leader della comunità greco-cipriota, ha avuto tre incontri con il leader della comunità turco-cipriota Mehmet Ali Talat. Il risultato di questi incontri è stato ritenuto dal governo di Cipro importante. Si è aperto il varco sulla Ledras Street, nel cuore di Nicosia. Ci si è accordati sulle basi, su cui fondare la soluzione della questione di Cipro: una federazione "bizonale e bi comunitaria", con un’unica sovranità, una cittadinanza ed una personalità internazionale. E’ stato anche deciso di intensificare i lavori dei Gruppi di Lavoro e delle Commissioni Tecniche che in questi mesi hanno affrontato vari aspetti del problema. Il 25 luglio ci sarà un nuovo incontro Christofias – Talat per valutare il lavoro svolto finora ed esaminare se sono maturate le condizioni per iniziare trattative dirette sotto l’egida delle Nazioni Unite. Bisogna evitare fughe in avanti che vanifichino il clima favorevole creatosi nell’isola fin da febbraio, in seguito all’elezione di Christofias alla Presidenza di Cipro. Christofias, leader del Partito del Lavoro AKEL, ha più volte sottolineato quanto sia importante la sua lunga conoscenza e amicizia personale con Talat, che a sua volta è leader del partito della sinistra turco-cipriota.

Questa è la parte dell’ottimismo. Poi c’è la parte della cautela. Anche recentemente, Talat ha insistito che ci dovrà essere una nuova Repubblica federale, che dovrebbe nascere dall’unione tra la Repubblica di Cipro e lo stato fantoccio creato dalla Turchia nei territori occupati. Cioè tra uno stato internazionalmente riconosciuto e membro dell’UE ed un’autoproclamata “Repubblica turca” che riconosce solo Ankara. E’ ovvio che su queste basi non si farà molta strada. Lo stato fantoccio è stato, infatti, condannato e dichiarato illegale da numerose Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Per molto tempo la questione di Cipro è stata vista non per la sua complessità interna ma in quanto inserita nella disputa più generale tra Grecia e Turchia. Come si pongono oggi i governi di Atene e Ankara rispetto al problema di Cipro?

Atene sta da tempo portando avanti una politica di distensione verso la Turchia, sostenendo la sua candidatura per l’UE. Lo stesso ha fatto anche il governo di Cipro, nella convinzione che una Turchia democratica ed europea sia la migliore garanzia di sicurezza e di rapporti di buon vicinato, a condizione che rispetti gli impegni assunti, come il riconoscimento della Repubblica di Cipro e l’apertura dei porti e degli aeroporti agli aerei ed alle navi con bandiera cipriota. Da tempo l’UE ha ribadito alla Turchia che non può sperare di entrare senza riconoscere tutti i 27 i paesi membri. Ma tuttora Ankara non riconosce la Repubblica di Cipro e la stampa turco-cipriota ha denunciato casi in cui è stato rifiutato l’ingresso in Turchia perfino ai turco-ciprioti con il passaporto cipriota. E’ una scommessa ancora aperta. I turchi vorrebbero avvicinarsi agli standard europei, ma non sono disposti a pagarne il prezzo. Per questo finora Ankara ha fatto orecchie da mercante.

La questione di Cipro, comunque, non è una controversia greco-turca. E’ un problema internazionale che riguarda l’invasione illegale e la persistente occupazione di un paese indipendente e membro dell’UE. A questo proposito, permettimi di chiarire un equivoco che ogni tanto emerge nei reportage che leggiamo in Italia: scrivono alcuni che “Cipro greca è entrata all’UE” e “Cipro turca no”. Non è così. Intanto, non ci sono “Cipro greca” e “Cipro turca”, ma c’è la Repubblica di Cipro, con due comunità riconosciute, quella greca e quella turca, e ci sono i territori occupati da più di 40 mila soldati turchi. E’ la Repubblica di Cipro che è entrata all’UE, con tutto il territorio dell’isola e tutti i suoi cittadini. Nei territori occupati l’applicazione delle regole comunitarie è stata sospesa poiché al governo di Cipro viene impedito di esercitare la sua sovranità. Ma i turco-ciprioti sono cittadini europei a tutti gli effetti. Ed il governo di Cipro lo ha voluto ribadire adottando una serie di misure in favore della comunità turco-cipriota. Devi capire che queste persone sono vissute per tanti decenni sotto il “dominio pieno e incontrollato” dei generali turchi e del loro agente sull’isola, Rauf Denktash, un personaggio deleterio, che ora milita in una formazione ultra nazionalista della Turchia. Fino al 2004 i giovani non avevano mai visto un greco-cipriota, perché il regime li teneva in stato di segregazione permanente. Con l’adesione di Cipro all’UE nel 2004, anche il regime di Denktash è stato costretto ad abolire una parte delle restrizioni nelle comunicazioni attraverso la linea del cessate il fuoco. Ora, circa 7 mila turco-ciprioti lavorano quotidianamente nel territorio controllato dal governo, godono di assistenza medica gratuita, di istruzione gratuita e di altre facilitazioni. Però, quando devono tornare a casa nei territori occupati, i cosiddetti “doganieri” della cosiddetta “repubblica turca” gli fanno pagare il “dazio” per la spesa che hanno fatto durante il giorno.

Proviamo ora a porre la questione sotto il profilo internazionale. Cosa ne pensi del progetto di Sarkozy di Unione per il Mediterraneo, un’idea che riguarda da vicino Cipro?

Il progetto di Sarkozy è di mettere al centro il Mediterraneo, creando un’area di sempre maggiore integrazione economica e politica. E’ un progetto che, secondo me, coincide perfettamente con il desiderio dei ciprioti di essere padroni in casa propria, senza interferenze esterne. Non a caso, infatti, il Presidente di Cipro Christofias non solo ha espresso un caloroso sostegno all’Unione per il Mediterraneo, ma ha anche approfittato del vertice di Parigi per avere alcuni incontri, il più importante dei quali è stato con Ban Ki-moon. In conclusione, la risoluzione dei conflitti sulla base della legalità internazionale e non della forza è quello che ha sempre voluto Cipro.

Per la prima volta Cipro farà parte di una struttura internazionale insieme con la Turchia. Dobbiamo pensare che Ankara sarà quindi disposta a normalizzare le relazioni con Nicosia?

Questa è la domanda che si pongono tutti. Nell’anniversario dell’invasione turca, Erdogan ha visitato la parte occupata ed ha esibito purtroppo il volto intransigente di Ankara. Su questioni di politica interna della Turchia, il governo dell’AKP ha presentato un volto timidamente riformatore, che ha provocato le note reazioni dello “stato profondo”. Su Cipro, invece, non c’ è stato alcun cambiamento. Sembra che i veri padroni della politica turca verso Cipro rimangano, purtroppo, i militari. Recentemente la stampa turca ha anche pubblicato rivelazioni su un progetto di golpe militare in occasione dell’adesione di Cipro all’Unione Europea nel 2004. A Cipro si gioca la credibilità europea del governo dell’AKP.

Valutazione generale: Cipro e la Grecia ne guadagneranno dal punto di vista geopolitico?

Non c’è dubbio. Il fatto stesso di porre il Mediterraneo al centro dell’azione europea favorisce i paesi mediterranei maggiormente proiettati verso la dimensione mediterranea. Cipro da sempre ha svolto un ruolo di ponte e di “centro logistico” commerciale e finanziario tra l’Europa e il Medio Oriente. Può anche fungere da esempio di convivenza pacifica all’interno di una società multiculturale, multietnica e multi religiosa. La Grecia, da parte sua, può contare su un settore privato estremamente dinamico, che supplisce alle sempre più macroscopiche carenze del settore pubblico.

Ultima domanda: cosa può fare l’Italia per risolvere la questione di Cipro? Può il nostro governo agire efficacemente verso Erdogan, visti i buoni rapporti personali fra il premier turco e Silvio Berlusconi?

Quella della mediazione italiana per Cipro è una vecchia storia. L’Italia da decenni aspira a svolgere un ruolo attivo. Cipro ha sempre visto di buon occhio un maggiore attivismo italiano in questo campo, e i buoni rapporti di Berlusconi con Erdogan, cui ti riferisci, potrebbero effettivamente contribuire a convincere Ankara a non opporsi alla riunificazione di Cipro.Certo, da molti decenni, gli sforzi per risolvere la questione di Cipro si svolgono nell’ambito delle Nazioni Unite e sotto l’egida del Segretario Generale. Secondo me, anche l’Unione Europea dovrebbe mostrare maggiore dinamismo e affrontare, a tempo debito, almeno quegli aspetti della soluzione della questione di Cipro che toccano da vicino i principi europei. Parlo delle famose “deroghe” ai principi comunitari che chiedeva tempo fa la parte turca. Faccio un esempio: non è ammissibile che ci sia la libera circolazione e residenza all’interno dei 27 paesi europei e non all’interno di Cipro. Il contributo dell’UE sarebbe un’ottima spinta anche alla democratizzazione della Turchia, perché l’aiuterebbe a disfarsi di tante illusioni. La più fallace delle quali è stata quella che ha alimentato per tanti anni l’establishment militare: che la potenza turca si sarebbe imposta sull’Europa. No, non sarà l’Europa a “turchizzarsi”, sarà la Turchia a “europeizzarsi”. Anche a Cipro.


La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006


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