In data 11 maggio le agenzie stampa e i giornali di tutto il mondo hanno riportato una notizia di grande valore politico riguardante la Palestina. Un gruppo di attivisti politici palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, fra cui spicca il nome di Marwan Barghouti, ha reso noto un documento che riconosce, seppur implicitamente, il diritto a esistere per lo Stato d’Israele.
Alla stesura del documento di Barghouti, denominato “Accordo Nazionale”, hanno contribuito anche detenuti della Jihad Islamica e dei due partiti della sinistra marxista Fronte Popolare e Fronte Democratico. Il testo invita le maggiori organizzazioni politiche palestinesi ad accettare un accordo comune per uno Stato palestinese indipendente basato sui confini del 1967 con capitale Gerusalemme est. Hamas e Fatah dovrebbero unirsi e convergere nell'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), che tornerebbe a essere la sola entità autorizzata a negoziare con lo Stato ebraico a nome dei palestinesi.
È presumibile che sia stato lo stesso Abu Mazen a sollecitare Barghouti ad assumere un’iniziativa politica di primo piano, essendo cosciente che il “Mandela Palestinese” è il solo uomo del Fatah che può tenere testa a Hamas. Non è casuale che il presidente dell’Anp abbia subito manifestato il “pieno sostegno al piano Barghouti”, affermando con una certa enfasi di condividere in toto la posizione di questi “eroi”.
Adesso potrebbe essere giunto il momento per un passaggio di consegne di natura generazionale, sia all’interno del partito Fatah sia al vertice della struttura governativa dell’Anp. Abu Mazen appare sempre più come un presidente dimezzato, esautorato in patria dopo la vittoria di Hamas e alle legislative dello scorso 25 gennaio. La tensione fra Hamas e Fatah (il partito di Abbas) è sempre più forte, al punto che sono in molti a pensare che l’Anp sia sull’orlo di una guerra civile.
Di fronte a una situazione sempre più ingestibile, il presidente dell’Anp pare avere compreso che da solo non può farcela a fronteggiare sfide troppo difficili. Abbas ha capito che il solo modo per fronteggiare un declino inarrestabile di Fatah è di far ricorso a Marwan Barghouti. Quest’ultimo potrebbe essere il personaggio ideale per arginare l’ascesa di Hamas, giacché appare come colui che possiede tutte le virtù bramate dal popolo palestinese.
Agli occhi della gente comune Barghouti è l’eroe della causa palestinese, colui che paga in prima persona per le sue battaglie coraggiose contro la potenza occupante. Il leader detenuto è l’impavido combattente che senza timore si è mostrato pronto a rinunciare ai privilegi di cui poteva godere scendendo a patti con Israele, magari abiurando certe idee professate in passato per ottenere la scarcerazione. In poche parole, Barghouti appare ai palestinesi tutto l’opposto di quella classe dirigente corrotta espressa fino ad oggi da Fatah, quella nomenklatura affiliata al clan di Arafat che si è arricchita a dismisura con la politica, sottraendo alle masse i finanziamenti che giungevano da ogni parte del mondo.
In un’analisi pubblicata il 14 gennaio 2005 “Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e il fattore Barghouti” si sosteneva che la scarcerazione di Barghouti doveva essere una priorità per Abbas, pena la perdita netta di consensi. Gli eventi accaduti in questo arco di tempo hanno dimostrato che l’apporto del leader dei Tanzim è divenuto oggi indispensabile per Abbas.
L’importanza di Barghouti potrebbe essere stata recepita anche dal governo di Israele, guidato adesso da Ehud Olmert. Applicando i concetti tipici della realpolitik, l’esecutivo di Gerusalemme non esclude la possibilità di scarcerare Barghouti (nonostante le smentite di rito). Israele potrebbe decidere di pagare un prezzo, seppure alto, per evitare un danno maggiore, ovvero l’occupazione totale dei posti di potere da parte di Hamas. Barghouti libero, alla testa di Fatah, potrebbe evitare tutto ciò, riportando in auge il partito di Abu Mazen.
La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006