L’attentato di Atene all’ambasciata Usa, torna il terrorismo rosso
di Rudy Caparrini
Pagine di Difesa 15 gennaio 2007

Venerdì 12 gennaio, alle ore 5,55 locali, l’ambasciata degli Stati Uniti ad Atene è stata oggetto di un attentato. Secondo i primi accertamenti, la sede diplomatica Usa sarebbe stata colpita da un razzo anticarro Rpg-18 da due pollici e mezzo, di fabbricazione russa e con una gittata massima di 300 metri. Il razzo sarebbe stato lanciato con un bazooka da una persona esperta nel maneggiare le armi che si trovava all'interno di un veicolo in movimento.

Pur se nessuna ipotesi deve essere del tutto esclusa a priori, per il momento paiono esserci i presupposti per considerare il fatto come evento di rilevanza interna, legato al contesto politico greco. Non appare per ora probabile la pista di al-Qaeda o di altre realtà legate al terrorismo di matrice islamica.

L’attentato è stato, infatti, rivendicato da ‘Lotta rivoluzionaria’ (EA, Epanastatikos Agonas), gruppo terroristico di estrema sinistra attivo dal 2003 e già responsabile di sei attentati. Il battesimo del fuoco di Lotta rivoluzionaria avvenne nel settembre 2003 con un attacco contro il Tribunale di Atene. Il gruppo estremista fece poi parlare di sé quando un ordigno esplose presso il commissariato di polizia di Kallithea (Atene) nel maggio 2004, quindi appena tre mesi prima dell’inizio delle Olimpiadi. La pericolosità di Lotta rivoluzionaria era riemersa nel 2006 con altri due attentati. In giugno una bomba fu fatta esplodere presso l’abitazione del ministro della Cultura Yorgos Voulgarakis, già titolare del dicastero dell'Ordine pubblico. Nel dicembre era stata la volta del ministero dell’Economia, che si trova nel centro di Atene.

L’attentato di venerdì scorso pone la Grecia di fronte alla rinnovata minaccia portata da gruppi armati di estrema sinistra, una piaga ha che segnato in modo pesante la storia contemporanea della penisola ellenica. Dopo il 1974, anno che vide crollo della Giunta dei colonnelli e il conseguente ritorno alla democrazia, la Grecia ha dovuto fare i conti con due importanti fazioni armate: ‘Lotta Popolare Rivoluzionaria’ (ELA) e soprattutto ‘Organizzazione rivoluzionaria 17 novembre’, più comunemente nota come ‘17 novembre’ (il nome fu scelto in ricordo del giorno del 1973 che vide l’assalto delle truppe dei colonnelli contro il Politecnico di Atene occupato dagli studenti).

Un’analisi dettagliata delle vicende che videro protagonista 17 novembre è contenuta nel libro ‘Europe last red terrorists’, opera del giornalista e studioso greco George Kassimeris. Il gruppo, la cui ideologia di base si fondava su un misto di comunismo e nazionalismo intriso di odio nei confronti di Usa e Turchia, ha seminato il panico per vari anni compiendo omicidi di alto valore simbolico, fra cui vari uomini d’affari, editori di giornali, politici e militari, non solo di nazionalità ellenica. Fra le vittime di 17 novembre ricordiamo: Richard Welch, capo stazione della Cia ad Atene, assassinato nel dicembre 1975; Pavlos Bakoyannis, giornalista e deputato del partito conservatore nonché primo marito di Dora Bakoyannis Mitsotakis (futuro sindaco di Atene e ministro degli Esteri), colpito a morte nel settembre 1989; Cetin Gorgu, addetto stampa dell’ambasciata di Turchia ad Atene, ammazzato nell’ottobre 1991; il magnate greco Costantinos Peratikos, ucciso nel maggio del 1997.

Per molti anni la polizia greca fu incapace di arginare l’offensiva di 17 novembre. Solo nel giugno 2002, in seguito a un fallito attentato al porto del Pireo, si ebbero i primi arresti di membri dell’organizzazione. Da quel momento la lotta fu intensificata e nel dicembre 2003 si è tenuto un processo che ha sentenziato condanne pesanti per i capi della fazione armata. Tuttavia, la struttura criminale non è stata del tutto smantellata. Per qualità e tipologia degli attacchi, Lotta rivoluzionaria mostra uno stretto legame con 17 novembre. Soprattutto ne ha ereditato l’ideologia marxista-nazionalista e il feroce antimericanismo.

Questo ultimo elemento è stato rimarcato da molti analisti, che hanno inteso l’attentato di venerdì come segno tangibile del sentimento di odio verso gli americani assai diffuso in Grecia, dove gli Usa sono ancora detestati per l’appoggio fornito da Washington alla Giunta dei colonnelli, che oppresse la Grecia e i greci dal 1967 al 1974. La responsabilità degli Usa è emersa con chiarezza nel corso degli anni, tanto che l’allora presidente americano Bill Clinton, quando si recò in visita ufficiale ad Atene nel novembre 1999, si scusò pubblicamente con il governo greco. Il mea culpa di Clinton non è tuttavia bastato per placare l’ira dei greci nei confronti degli Usa, che detestano la superpotenza per altre due ragioni di rilievo: l’incondizionato appoggio degli Usa alla Turchia per la questione di Cipro; l’assegnazione dei Giochi Olimpici del 1996, quelli del Centenario, che gli interessi economici delle multinazionali (Coca Cola in primis) dirottarono su Atlanta sottraendoli ad Atene, che vantava ragioni di carattere storico.

L’antiamericanismo dei greci è, quindi un dato di fatto. Tuttavia, sarebbe troppo semplice limitare l’attacco a un semplice atto legato al sentimento di odio nei confronti della superpotenza americana. Si tratterebbe di una semplificazione che non servirebbe a chiarire elementi importanti sui quali occorre riflettere, poiché inducono a conclusioni di grande rilevanza politica per la Grecia e per l’intera Europa.

Per ciò che riguarda il contesto interno alla Repubblica Ellenica, occorre notare che i terroristi si dimostrano ottimamente organizzati e con le idee chiare, poiché stanno perseguendo una strategia ben precisa. Lotta rivoluzionaria colpisce obiettivi di richiamo mediatico, scegliendo bersagli di valore simbolico tutti ubicati nella capitale Atene. I terroristi sono soliti agire in orari precisi, colpendo alle prime ore del mattino se non a notte fonda. Questo dettaglio rivela che il gruppo conosce molto bene i luoghi dove compie gli attentati. Non sarebbe pensabile di lanciare un’azione in Vassilis Sofia durante una qualunque altra ora del giorno. La via dove si trova l’ambasciata americana, infatti, è delle più frequentate di tutto il centro della capitale greca, presenta un traffico intenso a ogni ora e quindi la fuga sarebbe stata impossibile. L’orario è un elemento che accomuna l’azione di venerdì scorso alle azioni compiute contro il ministro Voulgarakis e alla stazione di polizia di Kallithea, entrambe avvenute (o almeno tentate) al mattino presto, prima che la città potesse entrare in piena azione.

L’attacco conto la sede diplomatica americana di Atene può ispirare pure alcune considerazioni di natura internazionale, perché rivela che certe azioni potrebbero avvenire in qualunque altra parte del mondo.

Per effetto del grande lavoro di preparazione svolto in occasione delle Olimpiadi 2004, la Grecia è oggi una delle nazioni con il più alto grado di sicurezza al mondo. La polizia e l’esercito della Repubblica Ellenica hanno mostrato più volte di saper agire con efficacia di fronte a ogni genere di minaccia. La riprova si ebbe in occasione del dirottamento dell’aereo turco, che poi atterrò a Brindisi. In tale circostanza, l’aeronautica greca intervenne immediatamente palesando una notevole capacità difensiva. Alte volte la polizia ellenica ha sventato attentati e risolto casi ad alta difficoltà.

Purtroppo, nessun governo è abbastanza preparato per bloccare i terroristi di casa propria. Essi conoscono bene la realtà locale, studiano a lungo il bersaglio, calcolano con precisione le loro mosse e sono in grado di eludere l’azione della polizia locale. In tutta Europa sta rinascendo un pericoloso estremismo, sia a destra sia a sinistra. A riprova di ciò, basta ricordare il caso della nuove Br in Italia e la progressiva ascesa delle frange xenofobe di estrema destra in varie nazioni. I gruppi estremisti si stanno riorganizzando, beneficiando del fatto che gli sforzi delle polizie nazionali sono tutti concentrati sul terrorismo di matrice islamica.

L’attentato di Atene, che dal punto di vista della dinamica è di matrice greca, può servire ai politici del Vecchio Continente per capire che la minaccia è seria e deve essere affrontata in maniera energica. I governi europei devono mantenere alta la guardia contro il terrorismo di natura ideologica, che non è affatto debellato, ma che anzi si presenta pericoloso perfino più della tanto evocata minaccia del radicalismo di matrice religiosa.


La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006


Articoli e dossier

Home page