Annapolis: il nodo Siria
di Rudy Caparrini
Secondo Protocollo 30 novembre 2007

La conferenza internazionale sul Medio Oriente, che si è svolta ad Annapolis (USA) dal 26 al 28 novembre, ha suscitato un'esplosione di ottimismo per le sorti della regione. In particolare, alcuni osservatori sostengo che in tale contesto sia stato compiuto un passo decisivo per la risoluzione a titolo definitivo del contenzioso territoriale per la Palestina, che vede contrapposti Israele e Autorità nazionale palestinese (Anp). I toni enfatici si sprecano. Si parla addirittura di “occasione storica” e il presidente americano George Bush jr. parla di accordo di pace raggiungibile entro la fine del 2008.

A nostro modestissimo parere, tutta questa esaltazione pare sinceramente eccessiva. Senza volere sminuire il valore di un evento di sicuro interesse a livello internazionale, pensiamo che un approccio prudente sia ancora da preferirsi rispetto a un trionfalismo astratto, frutto di convinzioni che non poggiano su solide fondamenta.

In primo luogo, non è corretto affermare che ad Annapolis è stata raggiunta un’intesa utile per contribuire a realizzare la tanto auspicata “pace in Medio Oriente”, per un motivo tanto semplice (quanto ignorato) di natura geografica: il Medio Oriente non si limita alla Palestina.

Pur se i confini di questa area geografica sono spesso oggetto di discussione, comunque certo che appartengono al Medio Oriente parecchi altri contenziosi oltre a quello israelo-palestinese. Senza spremersi le meningi, tutti abbiamo presenti le tensioni della comunità internazionale con l’Iran per la questione del programma nucleare portato avanti da Teheran. Il Libano vive una situazione cronica di instabilità, a causa dell’equilibrio precario e della difficile coesistenza fra le molte etnie e confessioni presenti nel Paese dei Cedri. Le Alture del Golan sono oggetto di contesa fra Israele e Siria, con Damasco che pretende la restituzione di questi territori occupati dall’esercito di Gerusalemme nel 1967. L’Iraq, ancora oggi, è uno Stato senza un governo capace di esercitare la sua autorità e di controllare il suo territorio. A proposito dell’Iraq, il Kurdistan iracheno rischia di divenire una base per i terroristi del PKK e si sta esponendo al rischio di un’azione armata da parte della Turchia, esasperata dai continui raid compiuti dai guerriglieri curdi nel suo territorio.

Tutti questi temi non sono stati discussi in modo serio ad Annapolis. L'assenza dell'Iran dalla conferenza implica che almeno una questione aperta del Medio Oriente rimarrà irrisolta. Anzi, la più difficile delle controversie non sarà risolta per merito di quanto pattuito ad Annapolis.

Altra perplessità è legata al novero dei partecipanti alla conferenza svoltasi nel Maryland. Che senso ha invitare Messico e Slovenia mentre non ci sono né Hamas né l’Iran? Le intese relative a un’area geografica sono valide solo se vi sono coinvolti i soggetti direttamente interessati. Altrimenti restano lettera morta.

Inoltre, ci permettiamo di osservare che il giubilo per la “presunta” intesa fra Israele e Anp è viziato alla radice da un grave errore “aritmetico”.

Inoltre, ci permettiamo di osservare che il giubilo per la “presunta” intesa fra Israele e Anp è viziato alla radice da un grave errore “aritmetico”.

Ammettiamo davvero che ci sia l'accordo per due Stati, con un patto sottoscritto dal premier israeliano Ehud Olmert e dal presidente dell’Anp Abu Mazen. Tutto bene fino a qui: Israele già esiste mentre l'Anp diviene Stato. Peccato, però, che nel frattempo gli Stati siano divenuti tre. Gaza è in mano ad Hamas, che non pare affatto incline ad accordarsi con i rivali di Fatah. Quindi, un’eventuale intesa siglata fra Abu Mazen e Olmert non potrebbe in alcun modo rappresentare l’intero contesto palestinese.

A nostro avviso, si sta pure enfatizzando il presunto appoggio dell'Arabia Saudita, lo Stato che si sta imponendo come leader dell'intero mondo arabo. I sauditi, infatti, pretendono che si includa nei negoziati pure le questioni aperte di Siria e Libano. Questo dettaglio è sufficiente per raffreddare l’euforia scaturita da Annapolis.

Le considerazioni sopra esposte non devono farci dimenticare i risultati ottenuti, comunque significativi. La più importante conseguenza scaturita da Annapolis consiste nell’aver rotto, o almeno incrinato, l’asse Iran – Siria. La presenza della delegazione siriana ad Annapolis, a nostro parere, è l’elemento più importante dell’intera conferenza. Se i rapporti fra Damasco e Tehran si faranno più tesi, alcune fra le questioni più delicate potranno essere affrontate con maggiori possibilità di successo. Una Siria libera dal vincolo di alleanza con l’Iran potrà agire in modo più malleabile. Damasco, ad esempio, potrà negoziare in modo autonomo per le Alture del Golan oppure allentare il sostegno ai gruppi libanesi che vedono nella Siria il loro punto di riferimento.

Con una Siria intenzionata a collaborare con gli altri soggetti interessati al processo di pace, allora le intese raggiunte nel Maryland potranno davvero assumere valore storico. Altrimenti, la dichiarazione di principi sottoscritta da Olmert e Abu Mazen si aggiungerà al lunghissimo elenco di atti ed eventi inutili che hanno caratterizzato la storia del Medio Oriente contemporaneo.


La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006


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