11 settembre, corsi e ricorsi storici per l'Islam
di Rudy Caparrini
Pubblicato su SecondoProtocollo.org - 11 settembre 2007

Sono già passati sei anni dai tragici attentati dell’11 settembre 2001 che colpirono luoghi di grande valore simbolico negli Stati Uniti. Da quel momento, il giorno 11 settembre è praticamente divenuto di uso comune per chiunque. Nessuna altra data suscita una sensazione così piena di suggestioni.
Molto è stato detto sui possibili motivi per cui sia stato scelto proprio quel giorno per compiere questa clamorosa azione.

In questi giorni, c’è chi avanzato un parallelo fra l’11 settembre 2001 e l’analogo giorno del 1683, quando a Vienna si combatté la storica battaglia che vide truppe delle potenze cristiane europee vittoriose nei confronti del poderoso esercito dell’Impero Ottomano, che assediava la capitale austriaca fin dal 1529. In seguito a tale sconfitta, il giorno successivo (12 settembre 1683) le armate ottomame posero fine  per sempre all’assedio a Vienna.

Quella sconfitta, che segnò la fine dell’espansione dell’ultimo grande Impero islamico della storia, sarebbe ancora oggetto di un risentimento per i musulmani più radicali. Per questa ragione, Al Qaeda avrebbe scelto l’11 settembre per colpire gli Usa al fine di “vendicarsi” nei confronti della più autorevole potenza dell’occidente cristiano. Questo è il filo conduttore di un interessante articolo apparso sulla rivista on line “Global Politician”, autorevole pubblicazione in tema di politica internazionale.

Da parte nostra, riteniamo che l’ipotesi sopra elencata, pur se meritevoli di apprezzamento, abbia mancato di prendere il considerazione il riferimento storico che, più di tutti, potrebbe aiutarci a capire il perché sia stato scelto proprio l’11 settembre per quello che rimane il più clamoroso attentato che la storia ricordi.

Ci riferiamo a un fatto di grande rilevanza ma stranamente troppo dimenticato dalla storiografia occidentale: la resa definitiva del primo Emirato wahabita, avvenuta l’11 settembre 1818. Quel giorno le truppe egiziane guidate da Ibrahim Pasha, figlio del sovrano d’Egitto Mohammed Alì, occuparono la città di Dir'aiyah, roccaforte e capoluogo dell’Emirato, dove si era rifugiato lo stesso Wahab sotto la tutela della famiglia Saud.

Gli egiziani intervennero su richiesta del Sultano dell’Impero Ottomano per reprimere definitivamente il regno che i Saud, potente famiglia dell’Arabia centrale che dominava la regione del Nejed, che ha per capitale appunto Dir'aiyah, avevano costituito occupando gran parte della penisola arabica. I Saud avevano iniziato la loro conquista sotto l’impulso della predicazione del teologo Adbul Wahab, colui che ha dato origine a quella ideologia purista che evocava un ritorno all’Islam delle origini, divenuta celebra col nome appunto di “wahabismo”, che sta alla base del fondamentalismo professato da Al Qaeda e dagli altri gruppi fautori del radicalismo religioso. La caduta di Dir'aiyah fermò l’avanzata del wahabismo, che sarebbe riemerso solo all’inizio del secolo XX con la rinnovata affermazione da parte della famiglia Saud, che prevalse sui rivali hascemiti fondando quella che oggi è l’Arabia Saudita. Quindi, l’11 settembre 1818 è da considerarsi a pieno tiolo come una data infausta per i seguaci di tale ideologia.

Alla luce di tale avvenimento storico, non crediamo che Bin Laden potesse avere troppo a cuore il desiderio di vendicare la sconfitta subita nel 1683 dagli Ottomani, poiché furono proprio costoro a porre fine al primo Stato wahabita della storia. Questo ci induce a pensare che, se do dobbiamo cercare un nesso storico che possa aiutarci a spiegare gli attenti dell’11 settembre 2001, la ricorrenza dell’11 settembre 1818 possa essere più idonea da essere evocata rispetto a quella, pur importante, dell’11 settembre 1683.

Forse il richiamo a tutti questi avvenimenti può essere inteso come mera nozione di pura accademia, riferimenti che poco interessano a chi guida adesso Al Qaeda. Da parte nostra, riteniamo invece che questi corsi e ricorsi storici non debbano invece essere sottovalutati dai servizi dell’intelligence delle maggiori potenze internazionali, che fino ad ora non paiono avere capito molto di come si muove Al  Qaeda.


La Grecia contemporanea 1974-2006 La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007
  Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005, di Rudy Caparrini Il Medio Oriente contemporaneo 1914-2005
di Rudy Caparrini
prefazione di Franco Cardini
ed. Masso delle Fate, 2006


Articoli e dossier

Home page